Rimini, 29 ago. (LaPresse) – “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione”. Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, durante un incontro al Meeting di Rimini, ha citato questa celebre massima di Alcide De Gasperi, per raccontare la gravità delle scelte che aspettano il Governo. Un memento per Palazzo Chigi, che rappresenta un clima difficile. Rafforzato dai dati diffusi oggi sulla disoccupazione, definiti da Squinzi “drammatici” e che lasciano intravedere “un Paese senza futuro” se la disoccupazione giovanile rimane su questi livelli. Squinzi non ha accennato mai al decreto ‘Sblocca Italia’, perché quello che serve all’Italia sembra essere di più. “Gli italiani credo siano pronti a fare altri sacrifici” ha spiegato Squinzi ma “non dobbiamo aspettarci miracoli, non avremo una crescita rapida nei prossimi anni. Serve una prospettiva, non prendiamo come scuse che anche la Germania sta andando verso un Pil negativo. Noi viaggiamo da 15 anni a +0,7%. Dobbiamo guadare dentro di noi”.

Quindi, basta promesse. “Tutti gli annunci che vengono fatti si scontrano con la carenza di mezzi” spiega Squinzi, riferendosi anche alle regole del mercato del lavoro, che vanno cambiate senza indugio: “Non possiamo illuderci di mantenere questo nostro welfare, che è molto avanzato, senza incidere sul tessuto sociale”. Il messaggio è tutto per Palazzo Chigi, e le priorità quelle che Squinzi elenca oramai come un mantra: fisco, lavoro, giustizia e burocrazia. Solo così si può tornare a crescere per il leader degli industriali, spesso interrotto dagli applausi del pubblico del Meeting. “La crescita, che è l’unico modo per creare lavoro, e non può arrivare che dall’impresa” ha ripetuto più volte. “Chi deve decidere, prenda anche delle decisioni dolorose” ha aggiunto Squinzi, riferendosi a quel consenso che non interessa agli statisti. Quindi meno interventi come quello sull’Irpef, è più interventi sul cuneo fiscale, come Confindustria invocava, che se fosse stato attuato “sarebbe stato più produttivo a livello di Pil”. Pil che anche quest’anno sarà negativo per Squinzi: “L’Italia da 20 anni vive sopra i propri mezzi e possibilità, disperde ricchezza. Perché così stiamo riducendo il nostro livello di vita. Il Pil continua a scendere, e anche nel 2014 a meno di un miracolo, avremo un altro dato negativo come nel 2012 e 2013, magari meno pesante”.

“Siamo sopravvissuti fino ad adesso grazie al ruolo di ammortizzatore sociale svolto dalle famiglie. E’ una situazione che non può durare a lungo – ha spiegato Squinzi – siamo un Paese manifatturiero, possiamo anche utilizzare anche altre opportunità come il nostro patrimonio turistico, ma essenzialmente dobbiamo rendere le nostre imprese competitive”. “Quello che conta non è la nazionalità dei capitali, ma di chi pensa il prodotto e delle mani che lo producono” ha aggiunto Squinzi, aprendo a nuovi investimenti esteri, che salveranno i giovani, l’anello debole delle nostre famiglie: “Un Paese con il 43% di disoccupazione giovanile non ha futuro”. Quindi dove si deve guardare per ritrovare un po’ di fiducia? “Domanda impegnativa” ha risposto Squinzi, fermandosi per alcuni secondi prima di aggiungere tra qualche sospiro: “La fiducia può venire solo dal percepire che la politica ha una visione di futuro su dove il Paese va e dove vuole arrivare. Solo così possiamo ritrovare la fiducia, ma se non è chiaro, sarà difficile”.

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