Milano, 28 ago. (LaPresse/Finanza.com) – Piazza Affari ha chiuso in deciso ribasso dopo i forti acquisti delle ultime sedute innescati dalle parole di Mario Draghi a Jackson Hole. Le aperture di Draghi a nuove misure non convenzionali da parte della Bce sono state raffreddate ieri da Schaeuble, secondo cui le parole dell’ex numero uno di Bankitalia sono state mal interpretate. A pesare sul sentiment di oggi però è il riacutizzarsi delle tensioni tra Russia e Ucraina. I listini hanno quindi snobbato un’ulteriore conferma della ripresa Usa: il Pil del secondo trimestre ha infatti mostrato una crescita del 4,2%, oltre le attese ferme a +3,9%. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto il 2,03% a 20.341 punti.
Vendite sui titoli del comparto bancario: Banco Popolare ha ceduto il 4,95% a 11,72 euro, Montepaschi il 3,26% a 1,127 euro, Popolare di Milano il 3,39% a 0,599 euro, Intesa SanPaolo il 3% a 2,626 euro, Mediobanca il 2,54% a 6,72 euro, Ubi Banca il 4,11% a 5,95 euro, Unicredit il 3,37% a 5,885 euro. Telecom Italia (+1,33% a 0,874b euro) protagonista di giornata: Vivendi ha deciso di entrare in trattative esclusive con Telefonica, che ha messo sul piatto 7,45 miliardi di euro, per la cessione della controllata brasiliana Gvt. Superata Telecom Italia che aveva proposto l’integrazione tra Tim Brasil e Gvt e l’ingresso di Vivendi nel capitale con una quota del 20%. L’offerta di Telecom valorizzava complessivamente Gvt 7 miliardi di euro.
Positiva anche a Luxottica (+0,10% a 40,05 euro) in attesa del Cda di lunedì che sancirà l’addio all’Ad Andrea Guerra, da dieci anni alla guida dell’azienda di Agordo. Sotto i riflettori Eni (-1,73% a 18,75 euro) ed Enel (-2,91% a 4,008 euro) con il Governo che ha deciso che entro la fine dell’anno metterà sul mercato nuove quote dei due colossi del’energia. Il capitolo privatizzazioni è da sempre uno dei più delicati e il Governo, per abbattere l’enorme mole di debito pubblico, ha scelto sostanzialmente la strada più semplice: collocare il 4,34% del gruppo petrolifero e il 5% del campione nazionale dell’energia elettrica. Il 5% di Enel porterà nelle casse dello Stato circa 2 miliardi di euro, mentre il 4,34% di Eni genererà circa 3 miliardi.
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