Francoforte (Germania), 7 ago. (LaPresse) – E’ giunto il momento per i Paesi dell’eurozona di “cedere sovranità sulle riforme strutturali” all’Ue. Lo ha detto il presidente della Bce, Mario Draghi nella conferenza stampa al termine della riunione del consiglio direttivo dell’EuroTower. Poi Draghi spiega che la ripresa dell’eurozona prosegue “moderata e disomogenea” tra i vari Paesi dell’area. A influenzare al ribasso la crescita ci sono “la bassa inflazione” e la “dinamica sottomessa del credito”.

“Per ripristinare finanze pubbliche sane, i Paesi dell’area dell’euro dovrebbero procedere in linea con il Patto di stabilità e crescita e non devono sciupare i progressi compiuti con il risanamento dei conti pubblici” ha detto il presidente della Bce, sottolineando che “Il consolidamento fiscale deve essere programmato in modo da essere favorevole alla crescita” e che “gli sforzi” per le riforme strutturali “devono aumentare il potenziale di crescita dell’eurozona, concentrandosi sulla promozione degli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro”.

Quindi secondo le previsione di Draghi l’inflazione nell’eurozona “dovrebbe rimanere su livelli bassi nel corso dei prossimi mesi, per poi aumentare gradualmente durante il 2015 e il 2016”.

Inoltre, Draghi si è detto pronto a utilizzare “tutte le misure non convenzionali, compreso il quantitative easing, se le prospettive nel medio termine sull’inflazione cambiano” in peggio.

Entrando nello specifico della situazione italiana, Draghi si è soffermato sui dati deludenti del Pil italiano. l’Italia può rimediare “solo con le riforme, perché la mancanza di riforme è un grande fattore di scoraggiamento degli investimenti” ha detto. L’economia italiana si è contratta dello 0,2% nel secondo trimestre e “uno dei componenti del basso Pil italiano – ha spiegato Draghi – è il significativo debole livello degli investimenti privati, nonostante una ripresa dei consumi”.

L’incertezza delle riforme pesa sull’Italia e sul Pil. Per il presidente della Bce occorrono passa avanti sul “mercato del lavoro, sulla giustizia civile e nella concorrenza” e “non c’è niente che la politica monetaria possa fare” per sopperire ai ritardi dei governi.

“I Paesi che hanno fatto le riforme strutturali vanno bene – ha detto ancora il numero uno dell’Eurotower – molto meglio di quei Paesi che non le hanno fatte o le hanno fatte solo in parte”. Il rallentamento della Germania, per esempio, non c’entra con le riforme ma “è dovuto a fattori tecnici”. Draghi ha avvertito che “se i rischi geopolitici si materializzano ci sarà un allentamento della crescita, ma sarà del tutto diversa la situazione per i Paesi che hanno fatto le riforme”. Il banchiere centrale ha precisato tuttavia che “bisogna dare tempo” alle riforme per dare risultati, perché “alcune hanno effetti nell’immediato, altre hanno bisogno di un periodo più lungo”.

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