Mestre (Venezia), 7 giu. (LaPresse) – Secondo la Cgia, la crisi ha colpito anche il lavoro nero. I posti di lavoro irregolari persi tra il 2007 e il 2012 (ultimi dati dispoibili) ammontano a oltre 106mila unità. L’esercito dei lavoratori in nero, o meglio delle unità di lavoro standard irregolari presenti nel nostro Paese, è sceso poco sotto i 3 milioni, precisamente 2.862.300. Quasi la metà (45,7%), pari a 1.308.700 unità, opera nel Mezzogiorno; altri 610.700 sono nel Nordovest; 500.200 nel Centro e 442.700 nel Nordest. Il sommerso costa alle casse dello Stato 45 miliardi di euro di gettito.
Secondo le stime dell’Ufficio studi della CGIA, il valore aggiunto prodotto a livello nazionale dall’economia sommersa è pari a poco più di 100 miliardi di euro all’anno. Questa situazione procura un mancato gettito fiscale pari a quasi 45 miliardi di euro all’anno. E’ boom del cosiddetto fai da te casalingo. “La crisi – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – ha tagliato drasticamente la disponibilità di spesa delle famiglie italiane. Pertanto, anche per le piccole manutenzioni, non si ricorre più al lavoratore abusivo. In questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del cosiddetto fai da te casalingo”.
C’è però un dato in controtendenza. “Nel settore della cura alla persona – precisa Bortolussi – nella riparazione delle auto, moto o cicli e nel trasporto persone l’aumento degli irregolari è stato esponenziale”.

