Milano, 20 mag. (LaPresse) – “Quarantacinque idee per discutere della riforma della pubblica amministrazione con le lavoratrici e i lavoratori nelle assemblee del 23 maggio, per poi rilanciare le proposte di Cgil, Cisl e Uil di categoria sulla riorganizzazione dei servizi e sul lavoro pubblico”. Con una nota congiunta Rossana Dettori, Giovanni Faverin, Giovanni Torluccio e Benedetto Attili, rispettivamente Segretari Generali di Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, lanciano i 45 punti in risposta alla lettera inviata ai dipendenti delle P.a. dal presidente del Consiglio, Matteo Renzi e dalla ministra della Funzione pubblica, Marianna Madia. “Più che una sfida lanciamo un’opportunità: aprire una fase di riforma partecipata. Fare finalmente la spending review per riqualificare la spesa, eliminare sacche di spreco e investire in servizi efficienti. A Renzi e Madia diamo la possibilità di ripensare l’offerta di servizi partendo dal lavoro, con un confronto ancora possibile. Se lo vogliono davvero – concludono Dettori, Faverin, Torluccio e Attili – se vogliono andare oltre gli spot e le consultazioni ‘mediatiche’, troveranno con sorpresa una riforma già pronta, un mondo del lavoro pubblico che, nonostante 5 anni di blocco del contratto nazionale e la troppa propaganda negativa, ha ancora le capacità e le idee per contribuire al cambiamento del Paese”.
Il primo punto è proprio il rinnovo del contratto. Seguono poi punto per punto le controproposte. Si parte con lo sblocco dei turnover, “ma l’ipotesi di liberare così 10mila posti è pura fantascienza”. C’è l’ok al part time, tra i vari punti, alla mobilità interna ed alla trasparenza. Sui permessi sindacali, che Renzi vorrebbe ridurre del 50%, i sindacati sono possibilisti: “Discutiamone” ma “Renzi farebbe bene a ricordare che quando si ricostituì il sindacato libero e democratico nell’Italia liberata dal fascismo, uno dei primi accordi che vennero sottoscritti riguardava proprio la democrazia nel lavoro e il diritto alla partecipazione delle lavoratrici e dei lavoratori italiani”. Sulle valutazioni nella P.a. “si superino le storture della riforma Brunetta. É una responsabilità della politica. Bene l’autocritica, ma adesso fuori i nomi di chi non ha fatto il proprio dovere”. Assenso pieno sulla centrale unica per gli acquisti per tutte le forze di polizia, ma perché solo per le forze di polizia, si chiedono i sindacati: “Riduciamole in tutta la P.a., basta appalti opachi, basta infiltrazioni criminali e pratiche illegali”. Sull’accorpamento di Pra, Aci e Motorizzazione c’è anche l’ok dei sindacati, che però aggiungono: “Basta favori ai privati. Reinternalizziamo i troppi servizi dati in appalto, mettiamo ordine nel sistema delle controllate e valorizziamo le professionalità interne per ridurre il costo a carico dei cittadini”.
Capitolo Prefetture, che Renzi vorrebbe ridotte a non più di 40, qui i sindacati mettono dei paletti: “Il centro non si allontani dalla periferia. Le riforme vanno fatte con gli operatori per evitare pasticci come è successo con la nuova geografia giudiziaria” voluta dal Governo Letta e dal ministro Cancellieri. No anche alla non obbligatorietà dell’iscrizione alla Camera di Commercio, e no all’accorpamento delle sovraintendenze: “Con una spesa dello 0,11% sul Pil in cultura parlare di valorizzazione del nostro patrimonio è pura ipocrisia. Accorpare sovrintendenze povere non serve a nulla”. Specie dopo lo scandalo Expo, sì alla riforma del codice degli appalti: “Occorre una riscrittura delle regole che faciliti le amministrazioni e le imprese attraverso un sistema di norme efficaci e comprensibili. Basta appalti al massimo ribasso. Prevedere norme anti-cartello per una concorrenza sana”. Benen anche la condivisione dei dati, “open data, banche dati unificate, investimenti e reti efficienti per una Pa trasparente. Ma per tutta la P.a.”, compresi i bilanci dei sindacati: “Disponibili a discutere di tutto, anche di bilanci, purché la si finisca di additarci a pubblica vergogna. I sindacato non gestisce fondi pubblici. La smetta il presidente Renzi di essere ambiguo al riguardo”. Infine la quarantacinquesima domanda, incomprensibilmente assente per i sindacati, “la poniamo noi al Governo: e il contratto nazionale dei lavoratori della pubbliche amministrazioni? Sicuri di poter chiedere sforzi e uno scatto di modernità a un pubblico impiego impoverito e demotivato da 5 anni di blocco? Senza la riapertura della contrattazione nessuna vera riforma è possibile. Non si tratta solo di sanare una situazione di ingiustizia ormai evidente. Il contratto è uno strumento di governo dei processi di riforma”.
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