Roma, 21 mar. (LaPresse) – Il perdurare della crisi dei consumi ha avuto “pesanti ripercussioni” su tutto il commercio al dettaglio in sede fissa: nei primi due mesi del 2014 si sono registrate 12.895 chiusure, a fronte di sole 3.620 nuove aperture, con un saldo negativo di 9.385 unità. Lo rileva l’Osservatorio Confesercenti, precisando che “è drammatico il tracollo della moda”, settore del quale fanno parte quasi una attività su 4 tra quelle cessate in gennaio-febbraio: dall’inizio dell’anno il settore ha registrato 3.065 chiusure, a fronte di sole 723 nuove aperture. Il saldo è negativo di 2.342 unità. Tra il 2007 e il 2013, i consumi in questo settore hanno registrato una grave flessione (-15,2%), per un totale di quasi 10 miliardi in meno di consumi.

In totale, il comparto ha registrato una flessione del numero di imprese attive dell’1,4% su dicembre e del 2,3% sul primo bimestre del 2013. L’emorragia ha colpito tutte le regioni italiane, anche se con qualche differenza territoriale. In Lombardia si rileva il maggior numero di chiusure nel bimestre (277), ma sull’anno il calo proporzionalmente maggiore è stato registrato in Sardegna, dove le imprese registrate sono diminuite del 3,5% rispetto a Febbraio 2013. “Nonostante l’abbigliamento sia una delle icone del ‘Made in Italy’ – spiega Confesercenti – la diminuzione del reddito disponibile ha portato ad un calo costante della spesa delle famiglie in abbigliamento ed accessori, esacerbatosi durante la crisi”. La quota di spesa media mensile dedicata al vestiario dalle famiglie italiane si è attestata nel 2012 al 5%: quasi la metà del 13,6% registrato nel 1992, e che ci poneva – assieme al Giappone – al vertice della classifica mondiale. “La crisi – conclude l’associazione – sembra aver accelerato un cambiamento in atto da anni: nel 2002 abbigliamento e calzature assorbivano il 6,8% della spesa media mensile delle famiglie italiane. In parte il processo è dovuto senz’altro a motivi culturali: il concetto stesso di status symbol, che una volta includeva spesso e volentieri particolari capi di vestiario, anche importanti, sembra ormai essersi spostato verso i prodotti tecnologici”.

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