Di Jan Pellissier

Milano, 10 mar. (LaPresse) – I tre principali sindacati italiani rispondono “sì” all’appello di Matteo Renzi per arrivare ad una maggiore trasparenza nei loro bilanci. Già nel 2015 Cisl e Uil potrebbero realizzare, a prescindere dalle richieste del premier, il primo bilancio consolidato di tutte le sigle confederate e di tutti gli uffici sparsi sul territorio nazionale. Ciononostante quale sia il bilancio complessivo dei sindacati italiani o quanto costano ai lavoratori e ai pensionati nessuno lo dice. Qualcuno parla di due miliardi circa. Questo tipo di dati non c’è e non viene nemmeno stimato dai tesorieri di Cgil, Cisl e Uil. Mancano infatti le regole per calcolarlo. La Costituzione in materia dal 1948 non è mai stata cambiata. L’unica prescrizione dedicata ai sindacati è l’articolo 39 che recita: “L’organizzazione sindacale è libera. Ai sindacati non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge”. Legge che però non è mai stata scritta, nonostante vari tentativi ed anche un’approvazione in un ramo del Parlamento, rimasta poi lettera morta. Oggi quindi i sindacati, macchine miliardarie, sono degli enti non commerciali, delle associazioni non riconosciute. Non hanno quindi obbligo di bilancio, ma basterebbe un ‘rendiconto’.

L’appello di Renzi alla trasparenza è quindi urgente. Dentro i due miliardi di fatturato complessivo dei sindacati italiani, ricadono i Caf, che danno assistenza fiscale agli iscritti. Ci sono anche i distacchi e permessi sindacali che nel 2010, secondo la Corte dei Conti, solo nel settore pubblico sono costati all’Erario 151 milioni di euro. Ciò è equivalente all’assenza dal servizio per un intero anno lavorativo di 4.569 persone, pari a un dipendente ogni 550 in servizio. E nella p.a. i distacchi sono regolati per Legge, nel settore privato le cose secondo alcuni vanno anche peggio. Non rientrano invece nei due miliardi di bilancio complessivo dei sindacati i patronati. Rocco Carannante è il responsabile del bilancio della Uil da 14 anni, ed ha ben chiara quale sia la ricetta per uscire da questa palude: “Intanto si deve dare una forma societaria ai sindacati. Serve un bilancio civilistico europeo, cosa che noi come Uil già facciamo. Si deve calcolare bene la rappresentatività delle varie sigle, cioè verificare il numero di iscritti. E sui pensionati bisogna fissare delle regole. Noi siamo pronti”.

Sulla stessa linea la Cisl, il cui responsabile per il bilancio è Pietro Ragazzini: “Anche noi stiliamo un bilancio civilistico per la Uil Nazionale, abbiamo un collegio sindacale e una società di revisione”. Non solo, dal 2013 a tutte le sigle e sedi sindacali Cisl è stato inviato un vademecum on-line per i bilanci ed a maggio dovrebbe arrivare anche il primo bilancio sociale della confederazione. Al momento gli unici dati certi sono quindi quelli dei tre bilanci delle sigle nazionali di Cgil, Cigl e Uil. Ma sono una piccola parte di tutta la partita. Partiamo dalla Cgil che ha chiuso il 2012con proventi per 24.706.723 euro ed un utile di 38.454 euro, i ricavi sono coperti per oltre 23 milioni da tesseramento, gli iscritti sono saliti a 5.712.642 dai 5.685.404 del 2011. La Cisl nazionale ha chiuso l’anno con 26.464.360,31 di fatturato e una perdita 1.132.920,85, con un tesseramento che ha portato circa 19,8 milioni da 4.442.750 di iscritti con un aumento di 27.376 lavoratori attivi rispetto al dato del 2011. Infine la Uil che chiude il 2012 con ricavi pari a 29.274.418 ed un attivo di 578.660 euro, 2.116.299 gli iscritti di cui circa 650mila pensionati. Dentro questi costi ci sono anche gli affitti delle sedi, tranne che per la Uil che ha creato la Libor, società dentro cui ricade tutto il patrimonio immobiliare della confederazione di Angeletti che non paga più l’affitto a nessun, ma bensì dei mutui che consentiranno di mettere a capitale gli immobili.

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