San Francisco (Usa), 4 ott. (LaPresse/AP) – Contengono una serie di interessanti curiosità le 800 pagine depositate da Twitter alla Sec, la Consob statunitense, in vista dell’Ipo a Wall Street con cui punta a raccogliere 1 miliardo di dollari. La suspense sulla quotazione è stata amplificata dalla decisione della società di rifarsi ad una legge approvata lo scorso anno che consente alle aziende con meno di 1 miliardo di dollari di fatturato annuo di mantenere i documenti dell’Ipo sotto sigillo fino a quando l’offerta formale per gli investitori non è pronta. Il deposito delle carte alla Sec di ieri permetterebbe a Twitter di finire nel listino di Wall Street già il 24 ottobre. La sigla con cui Twitter debutterà nel trading è ‘TWTR’ e le contrattazioni dovrebbero partire prima del Giorno del Ringraziamento Usa, a meno di crolli improvvisi del mercato o imprevisti ostacoli normativi.

Dal primo tweet del fondatore, Jack Dorsey, inviato a marzo 2006, la gestione del social network è stata poco orientata al profitto. Una strategia che l’attuale management intende cambiare. Da quando Dick Costolo è diventanto ceo, nel 2010, i ricavi annuali sono balzati da 28 milioni ai 317 milioni di dollari del 2012. E nel primo semestre del 2013 le entrate sono decollate a 254 milioni di dollari, mostrando un incremento più che doppio sui ricavi dei primi sei mesi dello scorso anno. Se Twitter tiene il passo il fatturato potrebbe superare quest’anno i 656 milioni. L’87% dei ricavi del social network arrivano dalla pubblicità, il resto da contratti di licenza ad altre società che pagano per indicizzare il proprio flusso di tweet. Intanto Twitter ha raggiunto quota 218 milioni di utenti, contro i 30 milioni di inizio 2010. Più di tre quarti di essi, ovvero 169 milioni di persone, si collegano al di fuori degli Stati Uniti, soprattutto da Argentina, Francia, Giappone, Russia, Arabia Saudita e Sudafrica. Tuttavia l’azienda non riesce ancora ad essere redditizia. Dalla sua fondazione il social network ha totalizzato complessivamento 419 milioni di dollari di perdite. Gli scarsi risultati finanziari sono stati sostenuti dagli investitori, che hanno raccolto 759 milioni di dollari. Twitter ha ancora in cassa 375 milioni. Nel primo semestre del 2013 il rosso è stato di 69 milioni di dollari e nei tre mesi chiusi a giugno la società ha prodotto ricavi per 139 milioni di dollari, appena 64 centesimi per utente. Per fare un confronto con Facebook, il social network fondato da Mark Zuckerberg ha generato nel secondo trimestre entrate per 1,2 miliardi di dollari, una media di 1,58 dollari per utente. Mentre LinkedIn ha realizzato un fatturato di 364 milioni di dollari, ovvero 1,53 dollari per utente. Twitter dopo la quotazione sarà chiamata probabilmente a migliorare la strategia pubblicitaria con campagne di marketing più aggressive.

I tweet sembrano comunque adattarsi perfettamente al futuro dei social network, che per molti viaggia sui dispositivi mobili. Tre quarti degli utenti di Twitter utilizzano già il servizio su tablet o smartphone e il 65% degli annunci pubblicitari sono venduti nell’ottica di apparire su questi dispositivi. Facebook ottiene invece il 41% delle sue entrate pubblicitarie da dispositivi mobili. Twitter non ha ancora fissato il prezzo dell’Ipo. Le azioni della società, in uno swap privato, sono state valutate nove mesi fa a 17 dollari per azione, un livello che portarebbe a una capitalizzazione di mercato di 10-11 miliardi di dollari. Il mese scorso Twitter ha premiato i suoi dipendenti con stock option a 20,62 dollari per azione, basandosi su una perizia di terzi. Alcuni analisti prevedono invece una forbice delle azione tra 28 e 30 dollari, che portarebbe il social network a valere ben 20 miliardi di dollari. Al debutto Facebook ha raggiunto una capitalizzazione pari a 100 miliardi di dollari. Il co-fondatore di Twitter Williams, che era ceo prima dell’arrivo di Costolo, possiede il 12% della società. Molti tra i 2.000 dipendenti del social network potrebbero fare un bel gruzzolo se i titoli quotati schizzeranno in alto. Non saranno autorizzati a vendere le azioni prima del prossimo 15 febbraio.

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