Torino, 30 lug. (LaPresse/AP) – “Se le condizioni industriali in Italia rimangono tali” da rendere impossibile “amministrare adeguatamente le operazioni” di investimenti “allora ovviamente ogni impegno preso in questo Paese è in gioco”. Sono le parole di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, pronunciate nel corso di una conference call con gli analisti. “Stiamo ancora cercando di capire le implicazioni della ultima sentenza del tribunale sulle attività di Fiat in Italia”, ha aggiunto Marchionne.

“Dopo l’accordo con il sindacato – ha spiegato ancora – la Consulta ha riaperto la questione con una nuova interpretazione”, e a questo punto per effettuare nuovi investimenti in Italia “attendiamo indicazioni dal governo”. Con i nuovi investimenti al palo, resta “aperta” la questione di possibili tagli al personale. La Consulta ha dichiarato incostituzionale l’articolo 19 dello statuto dei lavoratori che esclude la Fiom, non firmataria degli accordi, dalle rappresentanze di fabbriche.ù

Immediate le reazioni dal mondo politico: fra gli altri Cecilia Carmassi, responsabile Lavoro e Politiche sociali del Partito Democratico. “Le sentenze si rispettano e si applicano, specie quando sono a garanzia di principi e diritti sanciti dalla Costituzione. E’ certo che servono norme chiare in tema di rappresentanza. Noi crediamo che debbano andare nella direzione del recepimento degli accordi che sindacati e associazioni datoriali stanno definendo, ma non si può usare una sentenza per giustificare un disimpegno di Fiat in Italia: il rispetto della Costituzione non ha mai impedito a nessuna azienda di produrre e fare profitti in Italia e il legame tra Fiat ed il nostro Paese è un fatto storico, culturale ed economico che non si può recidere come un qualsiasi rapporto formale”.

Anche Antonio Di Pietro fa sentire la sua voce. “Il signor Marchionne ci fa sapere che le condizioni industriali in Italia sono impossibili? Abbia il buon gusto di tacere! Avrebbe dovuto pensarci prima, invece ha preferito intascare i soldi che lo Stato ha versato, in tutti questi anni, nelle casse della Fiat”, afferma il presidente onorario dell’Italia dei Valori. “Il risultato delle sue politiche – aggiunge ancora Di Pietro – ha prodotto solo danni agli italiani e all’economia del nostro Paese: sono tantissimi gli operai del Lingotto che adesso stanno per strada o in cassa integrazione, in seguito alla chiusura di diversi stabilimenti, visto che il signor Marchionne ha preferito trasferire la produzione all’estero”.

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