Roma, 22 giu. (LaPresse) – Se non verrà scongiurato l’aumento dell’Iva, che passerà dal 21% al 22%, le famiglie dovranno fare i conti con un rincaro di 388 euro all’anno sui carburanti. L’allarme arriva dalla Cgia di Mestre, che ha fatto i conti in tasca agli italiani, alla luce del probabile incremento dell’aliquota ordinaria. Dal 2011 ad oggi gli aumenti delle accise sui carburanti sono stati sette. Rispetto al 2010 un’auto a benzina che percorre circa 15mila chilometri all’anno costa 217 euro in più e se dal primo luglio l’Iva salirà ancora l’aggravio sarà di 223 euro nel 2013 e 230 euro nel 2014.

Le cose andranno peggio a chi dispone di un’auto di media cilindrata alimentata a gasolio. A fronte di una percorrenza media annua rilevata dall’Istat pari a 25mila chilometri all’anno – che dà luogo ad un consumo annuo di circa 1.300 litri di gasolio – il rincaro subito nelle aree di servizio a seguito degli aumenti delle accise e dell’Iva avvenuti negli ultimi 3 anni è stato di 379 euro. Se l’aumento dell’Iva verrà confermato, per il 2013 l’aggravio salirà a 388 euro e nel 2014 toccherà i 397 euro. Una vera e propria stangata.

“I risultati emersi da questa elaborazione – afferma il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – ci devono servire da monito. Ricordo che l’80% circa delle merci in Italia viaggia su gomma. Se l’aumento dell’Iva non verrà bloccato, quasi sicuramente registreremo un rincaro generalizzato dei prezzi di tutti i beni che quotidianamente troviamo sugli scaffali dei negozi o dei supermercati”. Se non scongiuriamo il ritocco dell’Iva, spiega Bortolussi, si corre il pericolo di “penalizzare ulteriormente la domanda peggiorando la situazione economica delle famiglie e quella delle piccole imprese e dei lavoratori autonomi che vivono quasi esclusivamente di consumi interni”.

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