Roma, 24 apr. (LaPresse) – Il tasso di disoccupazione al Mezzogiorno è più che raddoppiato in 35 anni. Lo rileva l’Istat, che ha analizzato l’andamento del mercato del lavoro italiano dalla fine degli anni ’70. L’istituto statistico sottolinea che, mentre il tasso di disoccupazione in Italia è passato dal 6,4% del 1977 al 10,7% del 2012, tra le macro aree il Sud ha mostrato l’incremento più accentuato (dall’8,0% del 1977 al 17,2% del 2012), a fronte di quello più moderato del Centro (dal 5,5% al 9,5%) e soprattutto del Nord (dal 5,8% al 7,4%). Nel Paese il numero di disoccupati è cresciuto da 1 milione 340 mila del 1977 a 2 milioni 744 mila del 2012.
SONO DONNE GLI OCCUPATI IN PIU’. Tra il 1977 e il 2012 il numero medio annuo di occupati è passato da 19 milioni 511 mila a 22 milioni 899 mila. L’Istat afferma che “l’incremento occupazionale complessivo ha beneficiato in misura determinante della crescita della partecipazione femminile al mercato del lavoro”. Il numero di donne occupate è aumentato da 6 milioni 150 mila a 9 milioni 458 mila, con un’incidenza sul totale degli occupati che è salita dal 31,5% al 41,3%.
SITUAZIONE GIOVANI PEGGIORATA. Si sono accentuate negli ultimi 35 anni le difficoltà dei giovani a trovare lavoro. Tra quanti cercano una occupazione, il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è salito dal 21,7% del 1977 al 35,3% del 2012. Le difficoltà di questa componente della forza lavoro emergono ampiamente confrontando gli indicatori specifici giovanili con quelli complessivi. Il divario tra il tasso di disoccupazione dei 15-24enni e quello complessivo è andato progressivamente allargandosi dai 15,3 punti del 1977 ai 24,6 del 2012.
MENO POSTI IN INDUSTRIA E AGRICOLTURA. Dal 1977 sono nettamente calati gli occupati nell’agricoltura e nell’industria, a favore del settore terziario. L’Istat calcola che l’incidenza degli occupati in agricoltura sul totale risulta più che dimezzata passando dall’11,0% del 1977 al 3,9% nel 2010, mentre la quota di occupati nell’industria ha registrato una ancora più forte diminuzione, pari a quasi 10 punti percentuali, passando dal 38,4% dell’occupazione totale nel 1977 al 28,5% nel 2010. Il processo di terziarizzazione ha caratterizzato l’intero periodo portando nel 2010 la quota di occupati nei servizi al 67,6% del totale (50,6% nel 1977).
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