Roma, 9 apr. (LaPresse) – Le famiglie hanno meno reddito da spendere e risparmiano meno, mentre calano gli investimenti nell’economia reale, quelli nelle società non finanziarie, per le quali si riducono le quote di profitto. E’ il desolante quadro offerto dai dati Istat diffusi oggi. Nel 2012 la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è pari all’8,2%, con una diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto all’anno precedente, mentre nell’ultimo trimestre dell’anno, al netto della stagionalità, la propensione al risparmio è scesa all’8,3%, 0,2 punti percentuali in meno rispetto al trimestre precedente e di 0,9 punti rispetto al corrispondente trimestre del 2011.
Nel 2012 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici in valori correnti è diminuito del 2,1%. Nell’ultimo trimestre dell’anno ha registrato una riduzione dello 0,3% rispetto ai tre mesi precedenti e del 3,2% sul quarto trimestre del 2011. Tenuto conto dell’inflazione, il potere di acquisto delle famiglie consumatrici nel 2012 è diminuito del 4,8%. Nel quarto trimestre si è ridotto dello 0,9% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del quarto trimestre del 2011.
Calano anche gli investimenti nell’economia reale: nel 2012 gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie sono diminuiti del 7,9% rispetto all’anno precedente mentre il tasso di investimento (definito dal rapporto tra investimenti fissi lordi e valore aggiunto ai prezzi base) è sceso al 20,5%, con una riduzione di 1,4 punti percentuali rispetto al 2011. Nel quarto trimestre del 2012 il tasso di investimento delle società non finanziarie è stato pari al 20,1%, invariato rispetto al trimestre precedente ma in diminuzione di 1,4 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2011. Gli investimenti fissi lordi delle società non finanziarie hanno segnato una flessione dell’1,4% in termini congiunturali e del 7,9% in termini tendenziali.
Nel corso del 2012 la quota di profitto delle società non finanziarie è stata del 39%, registrando una riduzione di 1,1 punti percentuali rispetto al 2011. La quota di profitto è data dal rapporto tra risultato lordo di gestione e valore aggiunto lordo ai prezzi base. La caduta della quota di profitto, spiega l’istituto, è stata determinata da una flessione del 4,2% del risultato lordo di gestione e dell’1,5% del valore aggiunto. Anche nel quarto trimestre del 2012, rispetto al corrispondente trimestre del 2011, la contrazione del risultato lordo di gestione (-4,6%) è stata più intensa di quella del valore aggiunto (-1,6%); la quota di profitto è risultata pari al 38,5%, registrando una riduzione di 0,6 punti percentuali rispetto al trimestre precedente e di 1,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2011.
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