Roma, 7 mar. (LaPresse) – I salari, in termini reali, hanno registrato una flessione negativa di oltre il 2% tra il 2007 e il 2013. E’ quanto emerge da un rapporto del Centro Europa ricerche (Cer) e dell’Ires per la Cgil, presentato oggi presso la sede del sindacato di corso d’Italia alla presenza del segretario generale, Susanna Camusso. Se si prende in considerazione il periodo 2001-2013, i salari registreranno quest’anno un aumento del 2,2% rispetto a dodici anni fa. La dinamica dell’andamento dei salari, infatti, registra una prima fase, dal 2001 al 2007, in cui la crescita ha sfiorato i cinque punti, mentre nella seconda, dal 2007 al 2013, è risultata negativa per oltre due punti. “Se accanto all’inflazione – si legge nel rapporto – si tiene conto anche degli effetti prodotti dal fisco, i salari denunciano una flessione di poco più di un punto per l’insieme dei dodici anni, di quasi cinque punti nel periodo più recente”.

Secondo Camusso, “nel periodo 2008-2013, non solo non si sono fatte politiche tributarie di compensazione, ma si viene meno al principio che il federalismo fiscale avrebbe dovuto determinare l’invarianza dellla tassazione sulle persone: invece, non essendoci sul piano nazionale una riduzione delle tasse, in realtà il federalismo fiscale si è tradotto in un aumento di tassazione sul lavoro”. Il leader di Corso d’Italia ha aggiunto che “anche durante questi tredici anni che non hanno conosciuto l’inflazione a due cifre – ha sottolineato la leader della Cgil – l’inflazione, anno su anno, in assenza di correzione, ha determinato un aumento prelievo fiscale sui lavoratori”.

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