Taranto, 27 nov. (LaPresse) – Hanno occupato per qualche ora la direzione dello stabilimento e ora aspettano. L’azione degli operai dell’Ilva di Taranto è scattata dopo che l’azienda ha disabilitato i badge di molti lavoratori. Così chi non poteva superare i tornelli ha scavalcato dalla portineria. Alla fine l’azienda, per evitare tensioni, ha aperto le porte a tutti. Centinaia di lavoratori sono entrati in direzione, l’hanno occupata per qualche ora e vi hanno tenuto un’assemblea, al termine della quale è intervenuto anche il direttore Adolfo Buffo, tra gli indagati dalla magistratura. I lavoratori ora bloccano lo stabilimento.
A Milano in mattinata si è riunito il cda della società, per valutare la situazione, mentre in prefettura a Taranto c’è stato un incontro tra il sindaco Ippazio Stefano, i sindacati, la Provincia e le forze dell’ordine. A Genova, invece, gli operai Ilva hanno bloccato l’uscita Genova Ovest dell’autostrada. “Noi non siamo criminali, siamo lavoratori”, uno dei cori. “Adesso scoppiano veramente i tafferugli”, commenta un lavoratore. “La gente – aggiunge – prende uno stipendio da poveracci e i politici continuano ad alzarsi lo stipendio”. Fermi, centinaia di operai bloccano anche le vie limitrofe, paralizzando il traffico nella zona.
INDAGATO ANCHE IL SINDACO DI TARANTO. Intanto è emerso che anche il sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, è indagato in relazione alla vincenda dell’Ilva di Taranto. Il suo caso, però, spiegano gli inquirenti, fa riferimento a una inchiesta separata da quella che ha portato ai provvedimenti disposti ieri dalla procura. Nell’ambito dell’inchiesta principale, invece, è indagato don Marco Gerardo, il segretario dell’ex arcivescovo di Taranto. Non sarebbe l’unico a essere indagato ma gli inquirenti sul loro numero e sulle accuse mantengono il massimo riserbo.
DIRETTORE STABILIMENTO: “STIPENDI GARANTITI”. Buffo ha assicurato che l’Ilva continuerà a pagare gli stipendi degli operai di Taranto almeno fino alla sentenza del tribunale del riesame, al quale l’azienda ha fatto ricorso contro i provvedimenti disposti ieri dalla procura. Ha poi sottolineato che, proprio alla luce delle ordinanze magistratura, l’azienda non può restare in attività, dal momento che la produzione sarebbe automaticamente sequestrata. Buffo, spiegano fonti sindacali, “ha garantito comunque ai lavoratori la volontà dell’azienda di mantenere vivo lo stabilimento di Taranto”. Sciolta l’assemblea, ha incontrato i sindacati.
CAMUSSO: “GIUSTO RESTARE IN FABBRICA”. “E’ giusto, di fronte allo sconcerto che si è determinato, chiedere ai lavoratori di restare in fabbrica”, ha commentato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. A chi le domandava se la chiusura dell’impianto sia da leggere come un ricatto dell’azienda, Camusso ha replicato: “E’ una decisione sbagliata”.
LANDINI: “SERVE INTERVENTO ECONOMICO PUBBLICO”. Per il segretario della Fiom, Maurizio Landini, serve un intervento economico dello Stato per salvare l’Ilva. “Siamo di fronte – ha spiegato – a una situazione straordinaria” e occorre “un intervento del governo”. “Parliamo – ha precisato – di qualche miliardo che serve per applicare l’Autorizzazione integrata ambientale. Bisogna verificare quante risorse può mettere l’Ilva, serve un intervento anche diretto dello Stato per garantire che gli investimenti vengano fatti e la continuità produttiva. E’ un pezzo troppo importante dell’industria italiana” per lasciarla chiudere, ha concluso Landini.
SINDACO DI TARANTO: “INTERVENGA IL GOVERNO”. D’accordo con Landini il sindaco, Ippazio Stefano, per il quale “i cittadini di Taranto non meritano questo trattamento dallo Stato. Sono lavoratori eccezionali – ha detto – hanno una professionalità altissima. Monti questo nodo lo può sciogliere. Il governo intervenga, così come si sono dati da fare per la Fiat. Questo problema si può risolvere solo a livello nazionale”.
DE VINCENTI: “GOVERNO IMPEGNATO PER CONTINUITA’ PRODUTTIVA”. “Il governo, per parte sua, è impegnato a garantire il futuro produttivo e occupazionale dell’Ilva di Taranto”, risponde il sottosegretario allo Sviluppo economico, Claudio De Vincenti. “Noi – ha aggiunto – capiamo l’allarme dei lavoratori: la loro preoccupazione è la nostra”. “La continuità produttiva – ha spiegato – è anche un elemento essenziale per la questione ambientale e lo stabilimento deve restare aperto”. “Il governo – ha concluso De Vincenti – tiene ad entrambe le questioni: il diritto al lavoro e il diritto alla salute”.
CANCELLIERI: “RISCHIO ORDINE PUBBLICO”. Ma intanto è arrivato l’allarme ordine pubblico: “Il rischio c’è ed è anche notevole. Io conto molto sul senso di responsabilità di tutti”, ha detto il ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. “In questo momento – ha sottolineato il ministro – occorre essere molto responsabili: abbiamo fiducia nell’incontro di giovedì e teniamo i nervi saldi, sperando che vada tutto bene”. Per la Cancellieri “la situazione è molto preoccupante perché i posti di lavoro a rischio sono tantissimi non solo a Taranto, ma in tutto l’indotto”.
CLINI: “CONFLITTO POTREBBE SFUGGIRE DI MANO”. D’accordo il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, secondo il quale “nel momento in cui si chiudesse l’azienda il confronto sarebbe difficilissimo” e si aprirebbe una “situazione di conflitto che come tutti capiscono potrebbe sfuggire di mano”. “E’ evidente – ha concluso – che ci sono rischi”.
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