Roma, 21 nov. (LaPresse) – Le parti sociali siglano l’accordo sulla produttività e il governo dà il via libera alle risorse (2,1 miliardi), ma sull’intesa pesa il no della Cgil. Due ore di confronto a palazzo Chigi tra esecutivo, imprese e sindacati, non sono servite a convincere la leader dell’organizzazione di corso d’Italia, Susanna Camusso: “La strada scelta – ha chiosato nel corso della riunione – è sbagliata”. In una conferenza stampa convocata in tarda serata, Camusso ha puntato il dito contro l’esecutivo “che ha perso un’occasione” di “fare una scelta di politica che avesse attenzione alle questioni sociali”. “Il governo – ha sottolineato – ha fatto una scelta di politica economica, coerente con quelle fatte finora, che scaricano sul lavoro i costi della crisi e le scelte per uscire dalla crisi. Si sta facendo una politica di abbassamento dei redditi da lavoro”. Il premier Mario Monti, aprendo i lavori a palazzo Chigi, ha sottolineato come quello della produttività sia un tema “cruciale” per “rilanciare la produttività e la competitività per le imprese e per il sistema Paese.

E proprio un botta e risposta tra il presidente del Consiglio e Camusso ha rappresentato la cartina al tornasole della distanza inconciliabile. La leader della Cgil, infatti, ha chiesto un intervento per la detassazione delle tredicesime, uno dei punti contestati del testo dell’accordo, ma il premier ha replicato: “Non possiamo permetterci la detassazione delle tredicesime, non ce lo permettono le condizioni della finanza pubblica”, auspicando che “il prossimo governo sia meno raggrinzito”. Distanza che Monti spera ancora di annullare, augurandosi “un evoluzione del pensiero” in tempi brevi e per questo, spiega il premier in conferenza stampa, il governo non ha posto una scadenza alla Cgil. Sottolineando che l’intesa è “un passo importante per il rilancio dell’economia, per la tutela dei lavoratori e per il benessere sociale”, Monti ha però puntualizzato che l’accordo resta valido anche senza la firma del sindacato di corso d’italia. Dura la replica di Camusso su un’ipotesi di un dietro front: “Le soluzioni unitarie si costruiscono, non si aderisce a posteriori quando i tentativi, numerose volte fatti di trovare soluzioni, sono stati respinti”.

Soddisfatto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi: “Spero – ha commentato – sia l’inizio di nuova fase di sviluppo e di occupazione. L’accordo va nella direzione giusta e siamo dispiaciuti che non tutti abbiano deciso di sottoscriverlo”. Sulla stessa lunghezza d’onda il leader della Cisl, Raffaele Bonanni: “Siamo riusciti – ha detto – a definire quello che serve per ridare slancio al Paese”. Rilancia invece il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti: “E’ necessario che la detassazione sia strutturale perchè la mancanza di certezza rende difficile l’incentivazione e lo svolgimento del negoziato di secondo livello”.

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