(Finanza.com)

Tra buyback, report delle più grandi case d’affari e l’attesa per il responso dell’EBA, le banche italiane restano il tema più caldo di Piazza Affari. Il primo obiettivo rimane il rafforzamento patrimoniale per portare il Core Tier al 9% entro il prossimo giugno. Il contesto di mercato, però, grazie alla maxi asta della Bce dello scorso dicembre e a quella prevista a fine febbraio, sembra più favorevole: meno pressione su liquidità e funding, rischio ridotto di credit crunch. Il tutto accompagnato da un sensibile calo dello spread tra il Btp decennale e il Bund tedesco, stabile sotto quota 400 punti base.

In attesa dell’EBA

Domani e dopo i riflettori degli investitori saranno puntati sulla riunione del Board of Supervisors dell’EBA, che dovrà valutare i piani di rafforzamento patrimoniale presentati dalle banche europee, che secondo i calcoli di dicembre hanno bisogno di ben 115 miliardi di euro per portare il Core Tier al 9%. Tre le banche italiane sotto esame (Mps, Banco Popolare e Ubi Banca), visto che Unicredit ha appena concluso una ricapitalizzazione da 7,5 miliardi di euro. “La stragrande maggioranza delle misure indicate nei piani appare in linea con la lettera delle raccomandazioni espresse dall’EBA”, ha fatto sapere l’authority europea in risposta ad un articolo del Financial Times che ipotizzava uno scenario sfavorevole per gli istituti di credito. In questo quadro Mps, Banco Popolare e Ubi Banca non dovrebbero ricorrere ad un nuovo aumento di capitale, in linea con i piani presentati dalle tre banche prima alla Banca d’Italia e poi all’EBA.

Girandola di buyback

L’assist è arrivato dalla Banca d’Italia e gli istituti di credito non hanno esitato a sfruttarlo, complice appunto l’imminente responso dell’EBA. Unicredit, Intesa SanPaolo e Banco Popolare hanno lanciato piani di buyback su alcune delle loro vecchie obbligazioni emesse sul mercato. E a breve potrebbe essere la volta anche di Ubi Banca e Monte dei Paschi. Via Nazionale, in sostanza, ha permesso ai gruppi bancari di effettuare i buyback senza dover collocare sul mercato titoli della stessa qualità, prima di ricomprare le obbligazioni esistenti.

Nel dettaglio, ieri il Banco Popolare ha annunciato il lancio di un buyback su 12 emissioni per un valore di 4 miliardi di euro. “La plusvalenza netta per il Banco è di poco sotto i 500 milioni di euro, pari a 50 punti base di Core Tier (in caso di adesione totale)”, spiegano gli analisti di Intermonte. Unicredit, sempre ieri, ha comunicato i risultati dell’operazione annunciata lo scorso 24 gennaio: a fronte di un valore nominale degli strumenti oggetto dell’Opa pari a 5,6 miliardi di euro, le adesioni sono state circa 1,86 miliardi. La spesa della banca sarà quindi nell’ordine di 1,3 miliardi di euro per una plusvalenza lorda di 530 milioni di euro. Adesso potrebbe essere il turno di Ubi e Mps. “Ipotizzando una percentuale di adesione del 75% stimiamo un impatto positivo sul Core Tier di 51 punti base per Mps (pari a 566 milioni di euro) e di 42 punti base per Ubi Banca (pari a 400 milioni di euro”, ipotizza Equita nella nota odierna.

Sotto la lente degli analisti

Gli esperti delle case d’affari internazionali iniziano a scorgere segnali positivi dal sistema bancario italiano. “La maxi asta della Bce dello scorso dicembre ha ridotto i rischi sulla liquidità e sul funding nel sistema creditizio italiano e guiderà il rialzo degli utili nel breve termine”, scrivono gli analisti di Morgan Stanley che hanno rimosso dalle loro valutazioni l’impatto derivante da più severi costi di rifinanziamento. Un riflesso si può vedere dai target price aggiornati oggi dalla banca Usa: il prezzo obiettivo di Unicredit è stato alzato a 4,5 da 2,4 euro, mentre quello di Intesa è stato portato a 1,9 da 1,4 euro. Ritocchi al rialzo anche per Mps (0,35 da 0,25 euro), Mediobanca (5,8 da 4,95 euro), Ubi (3,5 da 2 euro) e Banco Popolare (1,25 da 0,60 euro).

La mossa dell’Eurotower, inoltre, ha scongiurato per il momento il rischio di credit crunch, la tanto temuta stretta creditizia. Morgan Stanley ha inoltre alzato la raccomandazione su Intesa a overweight e su Unicredit e Mediobanca e equalweight, mentre restano da sottopesare le banche medio-piccole “in scia ad un meno attraente rischio/rendimento”. Secondo Morgan Stanley i prossimi catalyst da monitorare saranno le aste di titoli di Stato, l’asta di fine febbraio della Bce e l’aggiornamento delle condizioni del credito relativo al primo trimestre del 2012.

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