Milano, 25 giu. (LaPresse) – L’assemblea dei soci della Banca Popolare di Milano ha risposto alle richieste della Banca d’Italia con un sì e con un no. Sì, all’aumento di capitale fino a 1,2 miliardi di euro, circa il doppio del valore dell’istituto agli attuali prezzi di Borsa. No, a una modifica dello statuto per l’aumento delle deleghe da 3 a 5, per i soci non dipendenti. Se la decisione sul patrimonio è stata unanime, con soli 3 voti contrari su 3.840 presenti, la questione della rappresentanza ha spezzato l’assise dei soci di Bpm, che ha bocciato quanto raccomandato da via Nazionale con 1.731 voti favorevoli, 2.093 i contrari e 11 astenuti.

“Non mi sento sfiduciato dall’assemblea”, ha detto il presidente di Piazza Meda, Massimo Ponzellini, che ha voluto minimizzare la questione. “In un colloquio avuto con l’associazione degli Amici della Banca – ha spiegato Ponzellini ai giornalisti – è emerso che loro non sono contrari a priori, ma si oppongono a un aumento delle deleghe fatto in questo modo e in questo momento. C’è una spaccatura, ma il discorso è ancora aperto”. Quello delle deleghe “è un falso problema”, ha aggiunto Ponzellini, auspicando di concludere la riforma della governance “entro la fine dell’anno” e comunque prima del rinnovo del cda, fissato per la prossima primavera.

Lo stesso presidente di Bpm si era espresso con parole forti nei confronti di via Nazionale nell’intervento in mattinata. “Siamo solidi – aveva detto – la Banca d’Italia ha continuato con la solita tuba, perché di questi tempi ci tiene a fare bella figura”. Ponzellini si era speso però per la modifica dello statuto, sostenendo che la Banca Popolare di Milano avrebbe ritrovato “orgoglio e coraggio. Bpm non ha paura delle cinque deleghe” perché, ha sostenuto, “nel momento in cui bisogna conquistare il favore di chi vota non dobbiamo temere il mercato, che non ci può conquistare finché resteremo una cooperativa. E noi lo resteremo se manterremo i tre pilastri: soci, consiglio di amministrazione e management”.

Stando agli interventi, è vero che la partita sulle deleghe è rimasta aperta, ma non senza tensioni. “Io sono tra coloro che temono che, attraverso un nuovo aumento delle deleghe, possano prevalere in assemblea gruppi organizzati che privilegiano il capitale nei confronti delle persone”, ha dichiarato Alessandro Dall’Asta, presidente dell’associazione Amici della Bpm, nel corso del suo intervento. E qualche critica è arrivata anche sull’aumento di capitale. “Forse qualcuno non si accorge che stiamo servendo al mercato la banca a prezzi da liquidazione”, ha affermato Piero Lonardi, presidente del comitato soci non dipendenti di Piazza Meda. Per Leonardi l’importo dell’aumento di capitale è “anomalo” e attraverso l’inoptato i soci principali potrebbero diventare “investitori istituzionali e istituzioni finanziarie”. Al cda è stato dato mandato di chiudere l’aumento di capitale entro 12 mesi.

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