Un libro scritto prima della guerra in Ucraina (ma dopo il 2014), che però mette i brividi per la sua attualità. ‘Api grigie’, di Andrei Kurkov, scrittore ucraino in lingua russa, è il romanzo uscito in questi giorni per Keller che sta facendo parlare di sé in tutto il mondo. “Trenta scrittori sono al fronte, volontari, e più di trenta sono morti durante la guerra, alcuni colpiti dai missili e una invece ha subito un’esecuzione”, spiega Kurkov a proposito del ruolo della cultura – o meglio degli scrittori – in questa guerra. “Io dal giorno dell’invasione io non sono riuscito più a scrivere romanzi“. Qualche mese fa sono usciti infatti i suoi ‘Diari ucraini’, sempre editi da Keller. “Ora finalmente sono riuscito a tornare a scrivere il romanzo che avevo iniziato prima della guerra” aggiunge, presentando il libro a Milano alla libreria Verso.
“Molte persone mi hanno raccontato che Lavrov era una persona molto intelligente e una persona normale. Posso vedere che quando un Paese inizia a mentire a se stesso, ai suoi cittadini e al mondo, l’élite diventa bugiarda. Ha perso credibilità”, aggiunge a LaPresse. “Quella in Ucraina è una guerra politica, ed è peggio di quelle religiose perché è completamente imprevedibile”, spiega ancora Kurkov. Che poi traccia un quadro della situazione: “Questa guerra è una guerra di Stati antidemocratici contro gli Stati democratici Occidentali. Se l’Ucraina perdesse significherebbe che Usa e Ue accetterebbero che i confini possono cambiare con la forza, che gli Stati con armi nucleari possono fare ciò che vogliono e ricattare tutti. L’ordine mondiale è già rotto ma sarebbe distrutto“.
Sulle tensioni con Varsavia dice: “In Polonia ci saranno le elezioni. I cittadini polacchi hanno aiutato molto l’Ucraina, sono molto riconoscente. Ma la politica è un’altra cosa. C’è il problema delle fattorie con il tema del grano, ci sono politici nazionalisti, c’è una guerra interna che sta avendo una escalation per via delle elezioni. Passate le elezioni, la situazione sarà più tranquilla“. E Zelensky? “Sicuramente piace più all’estero che in Ucraina, perché all’estero è visto come James Bond” dice sorridendo.
E poi conclude: “La lingua russa comunque è una vittima di questa guerra. Molte persone che parlavano russo ora per principio parlano ucraino, anche gli scrittori lo fanno. Il più famoso scrittore del Donetsk è stato nascosto per tre settimane, poi ha detto che non scriverà più una parola in russo“, ha aggiunto Kurkov. Nei prossimi giorni Kurkov avrà un incontro pubblico con Masha Gessen, autrice americano-russa, e ha dichiarato di essere “bersaglio di haters” in questi giorni, per questo motivo. “Non è la prima volta” dice con un sorriso amaro. Ma sicuramente Kurkov non si farà abbattere nemmeno questa volta.