L'anniversario della legge su cui poggia l'attuale Codice dei beni culturali
Venerdì 13 ottobre 2023 alle ore 11 a Palazzo del Senato a Milano, sede della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia e dell’Archivio di Stato di Milano, Annalisa Rossi, Soprintendente archivistico e bibliografico della Lombardia e Direttore dell’Archivio di Stato di Milano, e Gabriele Locatelli, Presidente di ANAI Lombardia, hanno presentato alla stampa i risultati della call to action pubblica con la quale gli stessi soggetti hanno sollecitato la comunità scientifica archivistica nazionale, professionale e istituzionale, a partecipare a un confronto che, mettendo a disposizione le proprie esperienze, mirasse alla rilettura in sede critica e alla comprensione dei percorsi e delle storie degli archivi e dell’amministrazione archivistica italiana dal 1963 al 2023, al fine di mettere a fuoco le visioni dello sviluppo futuro.
60 anni dalla ‘legge sugli archivi’
Il 30 settembre 2023 il D.P.R. n. 1409/1963, noto nell’ambiente archivistico come “la legge sugli archivi”, ha compiuto i suoi primi 60 anni. La “legge sugli archivi” del 1963 rappresenta la struttura normativa sulla quale poggia l’attuale Codice dei Beni Culturali in materia di disciplina archivistica. In essa, infatti, erano già presenti i capisaldi della conservazione, della tutela e della valorizzazione del patrimonio archivistico nazionale, costituito – a seconda dei casi specifici – da archivi statali, altri archivi pubblici o archivi privati di notevole interesse storico.
La legge del 1963 stabilì che in ogni capoluogo di provincia fosse presente un Archivio di Stato, le cui competenze e dotazioni venivano ampliate rispetto al passato: per esempio, l’istituzione di un termine di tempo mobile per il versamento degli archivi notarili (100 anni) portò all’interno degli Archivi di Stato nuova documentazione posteriore al 1800. Era inoltre stabilita una collaborazione serrata tra gli Archivi di Stato e i soggetti produttori della documentazione, in particolare gli organi statali, ai quali veniva fatto obbligo di tenere i propri archivi coerentemente con le indicazioni elaborate dalle commissioni a cui partecipavano insieme archivisti di Stato e funzionari degli Enti. Allo stesso modo, erano regolati i rapporti con i soggetti privati e circostanziati i casi in cui questi potevano avvalersi degli Archivi di Stato per la conservazione dei propri documenti storici, attraverso deposito o donazione.
Il risultato fu l’ossatura fondamentale che ancora oggi regge il nostro sistema archivistico.
La Call to Action
In relazione a questo importante anniversario, a luglio 2023 è stata pubblicata la Call to Action “1963-2023: 60 anni in viaggio #carnetdevoyage e #visionifuture. Sessant’anni di viaggio degli archivi italiani tra tutela e conservazione: ieri, oggi, domani”.
Promossa da Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia, Archivio di Stato di Milano e ANAI Lombardia, era rivolta agli Istituti di conservazione (statali, pubblici, privati), Enti pubblici, soggetti privati (proprietari, associazioni, fondazioni, imprese, professionisti, ecc.) interessati a collaborare alla costruzione della memoria dei sessant’anni trascorsi e alla mappatura della situazione presente.
L’obiettivo era individuare, attraverso un metodo di ricerca collaborativa, modelli e ipotesi di soluzioni innovative ed efficaci per il prossimo futuro.
La comunità nazionale, scientifica, professionale e istituzionale, ha risposto con grande vitalità a questa sollecitazione.
Muovendo dalla mappatura delle esperienze, dei patrimoni, delle criticità, dei risultati positivi esistenti nel territorio milanese, lombardo e nazionale e procedendo – con un metodo di ricerca collaborativa e con un processo bottom-up a individuare ipotesi di soluzioni innovative ed efficaci per il prossimo futuro, sono stati invitati a partecipare soggetti pubblici e privati, comunità professionali, corpi intermedi, persone, operatori economici che vogliano riflettere sul passato, sul presente e sul futuro, che vogliano promuovere progettualità in corso, che vogliano condividere visioni di sviluppo.
Questa riflessione si colloca nel contesto di due grandi sfide che siamo chiamati ad affrontare, quella della transizione digitale e quella della transizione ecologica.
Questa iniziativa è una delle tante figlie di un metodo di ricerca collaborativa che la Soprintendenza archivistica e bibliografica della Lombardia ha attivato. Si ricordano, fra le altre, #TIP – Take It Personally a partire dal 2022 con Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, con il patrocinio di ANAI Lombardia, un percorso di ricerca collaborativa sperimentale partecipata sul trattamento e sulla gestione dei fondi di Persona e de_gap: Design_Governance Archivi Patrimoni, in collaborazione con Fondazione Triennale.
Il riscontro ottenuto a livello non solo territoriale e nazionale, ma anche internazionale, è stato sorprendente e dimostra il desiderio della comunità di stringersi attorno ai nodi critici e a un progetto comune di sviluppo possibile delle professioni e del valore degli archivi nel contesto del patrimonio culturale nazionale e della comunità civile nazionale. Sono state calendarizzate 80 proposte totali, arrivate da oltre 120 partecipanti, che dal punto di vista del profilo del proponente risultano così ripartiti: il 44% Archivi pubblici, il 34% Archivi privati, l’8% Archivi ecclesiastici, il 7% docenti e il restante 7% professionisti. Per quanto concerne le aree tematiche delle proposte il 65% rientra nell’ambito della tutela e vigilanza, il 18% nel settore della formazione e professione, il restante 17% nell’ambito degli Archivi di Stato e documentazione statale. Infine, per quanto riguarda le tre sezioni ieri, oggi e domani, il 44% si sostanzia di proposte relative a oggi, il 31% a domani, l’11% a ieri e il restante 14% non è collocabile, in quanto taglia trasversalmente i tre periodi.
Il palinsesto completo delle iniziative in programma si intreccia con l’ulteriore palinsesto, in corso di costruzione, connesso con i festeggiamenti dei 150 anni dell’Archivio di Stato di Milano.
Contestualmente è stato presentato il logo appositamente studiato per il palinsesto “1963-2023: 60 anni in viaggio #carnetdevoyage e #visionifuture”. Il logo presenta la data “1963” disposta obliquamente e parallela a uno dei lati di un triangolo isoscele capovolto. Il numero “6” è affiancato dallo “0” a formare “60”. Lo “0” è costituito dalla testa di Giano bifronte, divinità simbolo degli archivi, anticamente protettore delle ‘porte’ (ianua), intese come soglie (limen) e come limiti (limes) da spostare e riconfigurare, superare e sviluppare. Uno dei due volti di Giano, quello anziano, guarda al passato, mentre quello giovane guarda al futuro. Lo spazio fra i due volti rappresenta l’Italia. L’immagine è iscritta in un triangolo isoscele capovolto: il triangolo nella tradizione alchemica è figura intermedia fra il cerchio (astrazione) e il quadrato (materia fisica), esattamente come gli archivi: sedime materiale e nel contempo architettura logica e sistemica. Inoltre, i tre lati del triangolo rappresentano le tre dimensioni indagate e la tripartizione della stessa legge del 1963 (tutela, conservazione e Archivi di Stato, formazione) e le tre punte i tre tempi (ieri, oggi, domani). Il logo è stato progettato dalla giovane grafica Carlotta Iannuzzi.
La mostra “Teatri milanesi tra Settecento e Ottocento”
Per l’occasione, all’Archivio di Stato è stata allestita la mostra documentaria «Teatri milanesi tra Settecento e Ottocento: il Teatro alla Scala e i Filodrammatici», dedicata a luoghi e strumenti della comunicazione e del potere politico nella Milano dell’epoca moderna: i teatri e le gride.
I teatri erano intesi a supportare le strategie di controllo del potere sulla Città, in particolare fra Settecento e Ottocento, con la dominazione degli Asburgo d’Austria e la parentesi napoleonica. Costruito nel 1778 per volontà dell’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo in sostituzione del precedente Teatro di Corte, il Teatro alla Scala sorge sopra i resti di una chiesa collegiata (S. Maria alla Scala) fondata nel XIV secolo da Beatrice Regina della Scala, consorte di Bernabò Visconti (in mostra il privilegio di Francesco II Sforza, in pergamena finemente miniato, a favore della suddetta chiesa, datato 1532). Il luogo rappresentava, pertanto, un simbolo del potere milanese e, una volta acquistato con il finanziamento dei proprietari dei palchi del precedente teatro (di cui si espone l’autorizzazione da parte dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria), fu riedificato su progetto del Piermarini, anch’esso esposto. Un quarto di secolo più tardi, in piena età napoleonica, un secondo teatro sorse poco distante: il Teatro dei Filodrammatici. Qui andavano in scena drammi di ispirazione politica, filo-francesi e filo-rivoluzionari. Entrambi i teatri costituivano il ritrovo obbligato dell’alta società milanese e rappresentavano il terreno informale dei rapporti tra patriziato, popolo e governo.
Le gride costituiscono invece lo strumento con cui direttamente il governo del Ducato comunicava le proprie decisioni ai sudditi. Tra le molte materie che potevano essere oggetto di grida, quelle relative ai cambi ufficiali delle monete e ai prezzi con cui venivano scambiate intercettavano particolare interesse, soprattutto tra coloro che maneggiavano abitualmente il denaro.
La mostra, allestita nella sala Mappe del Palazzo del Senato, in via Senato, 10, a Milano, sarà aperta al pubblico a partire da lunedì 16 ottobre fino a mercoledì 15 novembre nei seguenti orari:
- dal lunedì al venerdì: dalle 11 alle 13 (con ultimo ingresso alle 12.30) e dalle 15.30 alle 17.30 (con ultimo ingresso alle 17);
- sabato: dalle 11 alle 13 (con ultimo ingresso alle 12.30).
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