La scorsa estate aveva scoperto, durante alcuni controlli, di avere una malattia

È morto oggi, all’età di 85 anni, il sociologo Domenico De Masi. La scorsa estate aveva scoperto, durante alcuni controlli, di avere una malattia. Professore emerito di Sociologia del lavoro dell’Università Sapienza di Roma, è stato anche preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione. De Masi era attualmente direttore della ‘scuola di cittadinanza’ del ‘Fatto Quotidiano’. Dopo la laurea, a Parigi consegue il dottorato in Sociologia del lavoro, diventando allievo di Alain Touraine. Si rivela fondamentale l’incontro con Adriano Olivetti. È dalle due esperienze – Touraine e Olivetti – che nasce il paradigma della doppia dialettica di classe che alla classica contrapposizione tra borghesia e proletariato affianca quella di una classe imprenditoriale ‘illuminata’ a una classe imprenditoriale ‘subalterna e conservatrice’.A Napoli inizia la carriera universitaria come assistente di sociologia all’Università Federico II. Contemporaneamente è anche ricercatore presso il centro studi ‘Nord e Sud’ diretto da Giuseppe Galasso, dove svolge una ricerca sui gruppi informali e sui sindacati presso l’Italisider di Bagnoli.

Negli anni De Masi firma numerosi saggi e libri, indagando i mutamenti della società attraverso l’osservazione creativa – quasi dall’interno – dei processi di lavoro e legati al mondo occupazionale. Con la sua ricerca sociale, ha contribuito a elaborare e diffondere il paradigma post-industriale: a partire dalla metà Novecento, l’azione congiunta del progresso tecnologico, dello sviluppo organizzativo, della globalizzazione, dei mass media e della scolarizzazione di massa abbia prodotto un tipo nuovo di società centrata sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica. È da qui che nascono nuovi assetti economici e una riscrittura del tempo-lavoro e del tempo libero. Suo il concetto – e la definizione – di “ozio creativo” come “unione di lavoro con cui produciamo ricchezza, di studio con cui produciamo sapere e di gioco con cui produciamo allegria. L’insieme di queste tre cose dà origine a quelle che possiamo chiamare ozio creativo”. Negli anni del Covid ha ribadito più di una volta il sostegno per l’applicazione del lavoro agile. Durante un convegno trasmesso sul Sole 24 Ore, ha paragonato il lavoro agile al telelavoro, se vincolato a orari e senza obiettivi, descrivendo il sistema in maniera negativa. Tra le sue ultime opere “La felicità negata” (Einaudi, 2022), “Lo Stato necessario” (Rizzoli, 2020) e “Smart working: La rivoluzione del lavoro intelligente” (Marsilio, 2020).

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