Duro attacco all'autore della Divina Commedia da un critico del Frankfurter Rundschau. Replica di Franceschini
Gli italiani celebrano Dante Alighieri ma quello che definiscono Sommo Poeta e padre della lingua italiana non ha inventato nulla, né il ‘volgare’ cioè l’italiano, né il viaggio descritto nella Divina Commedia. È la tesi, scioccante e quanto meno provocatoria, pubblicata in un articolo a firma di Arno Widmann sul sito del giornale tedesco Frankfurter Rundschau in concomitanza con il Dantedì, giorno scelto dall’Italia per celebrare il poeta fiorentino, nell’anno tra l’altro in cui si festeggiano anche i 700 anni dalla sua morte.
Nel testo, l’autore (che è giornalista e traduttore), sostiene che “l’Italia lo loda come uno di coloro che hanno portato la lingua nazionale ai vertici della grande letteratura”, mentre i primi a parlare in “volgare” furono i trovatori, tanto che “la prima poesia d’arte in lingua madre in Italia è stata scritta in provenzale”, cioè il ‘Livre du Trésor’ di Brunetto Latini.
Nulla di nuovo anche per il viaggio nell’oltretomba che sarebbe presente già “nella tradizione musulmana con un racconto del viaggio di Maometto in Paradiso”, scrive Widmann citando uno studio dell’arabista spagnolo Miguel Asin Palacios che il poeta fiorentino avrebbe conosciuto e usato.
Non solo. L’autore accusa Dante di aver scelto Beatrice, cancellando dalle sue opere la moglie e i figli, decisione che colliderebbe con la visione “della vita coniugale come via verso la beatitudine” che arriverà, ricorda l’autore, solo con Martin Lutero e la sua Riforma. Infine, il paragone con William Shakespeare la cui “amoralità ci sembra anni luce più moderna degli sforzi di Dante di avere un’opinione su tutto”. Per Widmann, l’opera del Sommo Poeta si ridurrebbe dunque “ad anticipare il Giudizio Universale, compiere l’opera di Dio e dividere i buoni dai cattivi”.
“Non ragioniam di lor, ma guarda e passa (Inf. III, 51)”, è stata la secca risposta del ministro della Cultura Dario Franceschini che su Twitter usa una citazione dantesca per zittire le polemiche teutoniche.
“La migliore risposta immediata è stata quella del ministro Franceschini”, spiega Andrea Mazzucchi, dantista e direttore del Dipartimento degli studi umanistici alla Federico II di Napoli. “In ogni caso è davvero sorprendente che arrivi un attacco di questo tipo perché la Germania ha una tradizione di studi danteschi davvero prestigiosa tanto che, ancora oggi, lì viene pubblicata un’intera rivista dedicata a Dante. Mi pare una voce abbastanza isolata all’interno del panorama culturale tedesco, dettato più dalla voglia di visibilità che da un’autentica conoscenza. Sul piano culturale sono state inoltre sostenute una serie di autentiche idiozie”, ha aggiunto.
Per Mazzucchi, “dire che Dante è il padre della lingua italiana non è un’espressione retorica ma un dato oggettivo: il 90% del nostro lessico di base si trova già nei suoi scritti. Che il poeta fiorentino sia un plagiatore, è un’affermazione talmente paradossale da sembrare ridicola”, ha aggiunto il professore, componente del Comitato per le Celebrazioni relative al Centenario dantesco del 2021. “Credo che il collega abbia voluto reagire in maniera paradossale a quello che a lui è sembrato un eccesso di celebrazioni”.
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