La Corte d’Appello dell’Aquila ha rigettato il ricorso presentato dai legali della famiglia di Palmoli (in provincia di Chieti), che fino ai primi di novembre viveva isolata nel bosco con tre figli minori, senza luce, servizi igienici e riscaldamento. L’aula si è pronunciata a favore della sospensione della potestà genitoriale di Nathan e Catherine Trevallion Birmingham, l’allontanamento dei loro tre figli e la loro collocazione in un centro protetto alla presenza della madre, già decisa dal tribunale per i minorenni.
Il padre, intanto, vive in una nuova casa da diversi giorni. Lo ha detto a LaPresse il sindaco di Palmoli Giuseppe Masciulli. La nuova abitazione, donata da un imprenditore di Ortona, è ammobiliata e l’uomo ha dovuto portare con sé solo vestiti e qualche lenzuolo, ha spiegato un amico della coppia. Il trasferimento è stato necessario per ristrutturare il vecchio casolare in cui la famiglia.
L’avvocata della coppia: “La sentenza della Corte non è una bocciatura”
“Non la definirei in alcun modo una bocciatura”, ha detto a LaPresse l’avvocata Danila Solinas (legale difensore assieme a Marco Femminella) commentando la decisione del tribunale. “La lettura della sentenza dice tutt’altro: dice esattamente quello che già ci aspettavamo e che poi sarebbe capitato. La Corte d’Appello doveva semplicemente limitarsi a dire se al tempo, quando era stata emessa l’ordinanza, c’erano i presupposti perché potesse farlo oppure no, se vi erano i presupposti formali per l’applicazione di questa ordinanza. La Corte d’Appello, così come fa nel 70 percento dei casi, ha detto che effettivamente c’erano questi presupposti. Ovvero, non hanno ravvisato delle lacune macroscopiche tali da determinare il rigetto”.
“Pur tuttavia, sempre nel corpo della sentenza si dice che sono stati tali e tanti i progressi e comunque la soluzione alle problematiche predisposte dai coniugi, dai genitori, tali da avere una sufficiente probabilità di essere valutata in modo positivo dal tribunale”, ha concluso Solinas, ribadendo il suo convincimento che la Corte abbia riconosciuto i passi in avanti dei genitori per riavere i loro figli. “Sarà il tribunale per i minorenni a decidere e a valutarli nella giusta misura”. C’è quindi da parte dei coniugi una speranza di far tornare i figli: “Non è necessario che ci sia una udienza, il Tribunale potrebbe decidere in qualsiasi momento”.
La relazione dell’assistente sociale
“Il disagio maggiore si può osservare quando si attivano, fra loro”, si legge nella relazione dell’assistente sociale Veruska D’Angelo che sta seguendo i tre bambini. “Si evidenziano deprivazioni di attività condivisibili con il gruppo dei pari, per esempio da un semplice gioco ad attività più specifiche come i compiti scolastici e le conoscenze generali”.
“Quando i tre bambini sono stati allontanati dai genitori e portati nella casa dove tuttora si trovano, sono stati osservati, dagli operatori, comportamenti legati al modo in cui erano vissuti. Per esempio, la prima notte, uno dei piccoli ha avuto difficoltà a dormire perché era attirato dall’interruttore della luce e dalla possibilità di accendere e spegnere”.
“Anche con la doccia il primo approccio è stato difficoltoso: mostravano un certo ‘timore’ per il soffione della doccia da cui usciva acqua corrente calda, al punto che solo il secondo giorno è stato possibile far fare la doccia a uno dei bimbi più piccoli. I minori, secondo quanto emerso, ora mostrano interesse per aspetti della vita quotidiana, come, per esempio, il cambio quotidiano degli abiti che prima cambiavano una sola volta a settimana. Ad oggi, secondo la relazione, i bambini “reagiscono con gratitudine alle attenzioni che ricevono”.
Salvini: “Giudici si vergognino, i bambini devono vivere con i genitori”
Sul caso è intervenuto Matteo Salvini, contrario alla decisione della Corte d’Appello. “Per questi giudici una sola parola: vergogna. I bambini non sono proprietà dello Stato, i bambini devono poter vivere e crescere con l’amore di mamma e papà!”, ha detto il vicepremier e leader della Lega su X dopo.
Roccella: “Allontanamento sia extrema ratio no ideologia”
“E così, neanche per Natale i bambini della cosiddetta ‘famiglia nel bosco’ potranno tornare a casa con mamma e papà”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità. “Di questa famiglia – prosegue – abbiamo letto tutto e di tutto, con un’intromissione di apparati dello Stato in scelte e stili di vita che ciascuno è libero di non condividere ma che ancora non si capisce cosa abbiano a che fare con una decisione, quella di separare i figli dai genitori, che dovrebbe essere assunta solo in casi estremi e di fronte a pericoli vitali”.
“Abbiamo letto sui giornali le valutazioni dei magistrati e dei servizi sociali sulle potenziali conseguenze di abitudini e scelte educative, ma assai meno sembra che ci si preoccupi delle conseguenze psicologiche che l’allontanamento dalla famiglia può produrre su bambini così piccoli, e che sono destinate a durare”.
“Non si tratta di contrapporre l’Eden del bosco al Moloch statale – scrive ancora Roccella -, ma di ribadire un concetto che troppo spesso ormai sembra essere dimenticato: gli allontanamenti dei minori devono essere un’extrema ratio, dettata da rischi gravissimi e immediati, non decisioni che, con tutto il rispetto, legittimano il sospetto che ci si trovi al tempo stesso di fronte a una deriva ideologica e a un arroccamento corporativo. Quando ci sono di mezzo i bambini non devono esistere né ideologie né corporazioni. Faremo tutto ciò che è possibile e che è necessario – conclude – per cambiare questo sistema, nel supremo interesse dei minori”.

