Don Gino Rigoldi e Don Claudio Burgio sono indagati dalla Procura di Milano nella maxi inchiesta sulle torture e i maltrattamenti nel carcere minorile Beccaria. La notizia, anticipata da Repubblica, è confermata da fonti inquirenti.
I due storici cappellani dell’istituto penale minorile e volti noti del terzo settore milanese – Don Gino è presidente della Fondazione che porta il suo nome e di Comunità Nuova Onlus, don Burgio guida la comunità penale minorile di Vimodrone ‘Kairos’ – sono stati iscritti sul registro degli indagati dalle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena con l’aggiunta Letizia Mannella con l’ipotesi di omessa denuncia. Sentiti a verbale entrambi avevano riferito di non essersi resi conto delle violenze perpetrate dagli agenti della polizia penitenziaria sui minori detenuti.
Torture nel carcere minorile Beccaria: indagate 42 persone
Ad agosto scorso la Procura diretta da Marcello Viola aveva iscritto sul registro degli indagati 42 persone – fra agenti della polizia penitenziaria, tre ex direttori e personale sanitario – accusate a vario titolo di tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni, falso e un episodio di violenza sessuale nell’inchiesta che ad aprile 2024 aveva portato all’arresto di 13 agenti e la sospensione di altri otto. Sono 45 i capi di imputazione di cui sono chiamati a rispondere gli indagati.
I vertici del carcere minorile Beccaria di Milano e della struttura sanitaria interna non avrebbero impedito le “reiterate, violente e umilianti” condotte degli agenti della polizia penitenziaria “sottoposti” e anzi le avrebbero coperte con “referti falsi” o “concordati” con gli autori delle “lesioni” oppure assistendo alle “aggressioni” omettendo di attivare segnalazioni o interventi. Lo scrivono le pm di Milano Stagnaro-Vassenna-Mannella nella richiesta di incidente probatorio.
Alcuni episodi contestati
Tra gli episodi contestati nelle carte c’è lo “svenimento” di un detenuto picchiato con la “testa contro il muro”, la reclusione dentro una “cella” di “isolamento” di un ragazzo per 10 giorni, di cui i primi tre senza “effetti personali”, “materasso”, “cuscino” e “lenzuola”, un altro minore colpito al capo con una “scarpata” tanto da lasciare “l’impronta dello stivale” sulla “nuca” provocando “copiose perdite” di sangue.