Trapper dei 167 Gang arrestato a Varese: inchiesta su droga, armi ed estorsioni a Malnate

Trapper dei 167 Gang arrestato a Varese: inchiesta su droga, armi ed estorsioni a Malnate
Trapper arrestato a Varese

 Un trapper del gruppo 167 Gang è stato arrestato dalla polizia di Varese nell’ambito dell’operazione ‘Note Stonate’. Secondo le indagini era a capo di un gruppo di spacciatori attivi nei boschetti del Varesotto. La band trap locale coinvolta sarebbe molto nota anche nel Milanese.

Sono 19 le misure cautelari che la polizia di Stato di Varese sta eseguendo nell’ambito dell’operazione ‘Note Stonate’, coordinata dalla Procura della Repubblica della città lombarda. I destinatari delle misure cautelari dovranno rispondere a vario titolo, di traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, eroina e hashish, estorsione e possesso di armi. L’indagine ha messo in risalto una commistione tra il dilagante fenomeno dello spaccio nei boschi della provincia di Varese e un locale gruppo musicale rap – trap, dai quali i pusher di quelle aree boschive hanno acquistato armi e droga. 

Le accuse al trapper e i fucili sequestrati

Il cantante dei 167 Gang arrestato, secondo quanto ricostruito, è risultato essere anche un fornitore di armi. Nel corso delle perquisizioni eseguite questa mattina a carico degli indagati sono stati arrestati in flagranza di reato tre soggetti, due dei quali già destinatari dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria mentre il terzo è un ulteriore componente della band trap coinvolta nell’operazione. Gli indagati sono stati trovati in possesso di droga e armi: in particolare, gli agenti della Squadra Mobile hanno sequestrato alcuni fucili e circa 9 kg di stupefacente tra hashish e cocaina. 

L’operazione, ribattezzata ‘Note Stonate’, ha preso avvio da servizi di monitoraggio e controllo di un’area boschiva, interessata dal fenomeno dello spaccio di droga nel Comune di Malnate dove c’era una piazza di spaccio gestita da tre persone. Grazie ai servizi svolti all’interno delle adiacenti aree vegetative, anche con visori notturni e/o termici e droni, in pochi giorni sono stati osservati tutti gli spostamenti e le abitudini quotidiane dei tre, attività che ha anche consentito di individuare, ben nascosto a debita distanza dal luogo di spaccio, il loro dormitorio. Gli elementi così raccolti hanno consentito alcuni giorni dopo di trarli in arresto in un momento in cui questi erano separati. 

Tra armi sequestrate anche un AK47

 I primi servizi di osservazione della Sezione Antidroga hanno evidenziato che la banda sgominata all’alma aveva nelle proprie disponibilità, armi corte e lunghe, tra cui un fucile mitragliatore AK47. Grazie ai servizi svolti all’interno delle adiacenti aree vegetative, anche con visori notturni e/o termici e droni, venivano in pochi giorni osservati tutti gli spostamenti e le abitudini quotidiane dei tre stranieri, attività che consentiva altresì di individuare, ben nascosto a debita distanza dal luogo di spaccio, il loro bivacco/dormitorio.

 La polizia ha scoperto che l’AK47 era in uso ‘esclusivo’ a uno degli arrestati, ritenuto per questo il più pericolo della banda smantellata all’alba. Il più giovane, ritenuto il meno pericoloso perché utilizzato dal gruppo per fare da spola, disarmato, tra la postazione di spaccio e i diversi clienti che giungevano presso il bosco, è stato bloccato mentre entrava all’interno di un vicino supermercato per fare i soliti acquisti alimentari giornalieri. A questo punto l’ultimo componente, rimasto isolato all’interno dell’area boschiva con tutte le armi, veniva accerchiato dagli uomini della Squadra Mobile che nelle more avevano provveduto ad isolare temporaneamente la zona grazie ad un rapido blocco delle principali strade di accesso; lo stesso, dopo una breve ma inutile fuga, nel corso della quale ha abbandonato le armi, è stato catturato e tutto il materiale di cui si era disfatto veniva prontamente recuperato insieme a droga, denaro contante e al classico materiale per la pesatura e il confezionamento delle singole dosi.

Nel corso delle attività di osservazione che hanno poi portato all’arresto dei tre uomini, era emersa la figura di un italiano che, a bordo della propria vettura poi sottoposta a intercettazione, si adoperava nel fornire agli stranieri svariati servizi, come ad esempio ricaricare le powerbank e/o batterie d’auto indispensabili per restare di notte nei boschi, acquistargli la cena o addirittura, in alcune occasioni, trasportarli da una parte all’altra del bosco in cambio di dosi di cocaina. L’uomo, un pregiudicato locale, oltre a frequentare i predetti pusher, risultava recarsi con troppa frequenza nei pressi di un locale privato in un quartiere di Malnate, risultato poi essere la sede legale della band trap. Grazie alle captazioni registrate all’interno dell’auto dell’italiano e a nuovi appostamenti effettuati nei pressi di quel locale, emergeva un vero e proprio stretto legame tra quest’ultimo e la citata band, con particolare riguardo al cantante, risultato inaspettatamente essere non solo a capo di un gruppo di giovani dediti allo spaccio di hashish e cocaina, ma anche il fornitore di parte delle armi sequestrate ai tre nordafricani arrestati.

167 Gang, band seguitissima dai giovani del posto

Il nuovo focus investigativo è stato reso particolarmente difficile dal contesto territoriale ove la band dimora, in quanto ben conosciuta e seguita in particolare tra i giovanissimi del posto che la seguono costantemente tramite le piattaforme social, oltre a partecipare attivamente alla registrazione dei video musicali girati proprio all’interno di quel quartiere. L’indagine ha permesso comunque di “intercettare” consegne di cocaina e hashish in tutta la provincia, i cui trasporti venivano spesso “affidati” da affiliati alla band proprio all’italiano monitorato che con la propria auto li recapitava a destinazione. Per altro verso, nel corso dell’attività d’indagine, è stato monitorato un tentativo di incendio a scopo estorsivo dei locali della citata compiuto da un noto pregiudicato locale per motivi in parte legati a “contrasti” di carattere personale. L’incendio, domato dai vigili del fuoco, in un primo momento aveva scatenato un tentativo di rappresaglia armata da parte della banda, la quale, invece, in un secondo momento si è trovata costretta a chiudere “la partita” con il pagamento di alcune migliaia di euro in favore del pregiudicato. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Maria Claudia Contini e condotta dalla Squadra Mobile di Varese, ha così portato alla luce uno spaccato del mondo rap/trap, già evidenziato in altre indagini a livello nazionale, dove alcuni gruppi musicali e/o singoli cantanti, nel comporre i propri testi basandoli su violenze di ogni tipo e/o inneggiando all’uso di droga e di armi, hanno di fatto trasbordato nella realtà tutto ciò. 

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