‘Mia moglie’, via da Facebook il gruppo online: 32mila iscritti si scambiavano foto e commenti osceni

‘Mia moglie’, via da Facebook il gruppo online: 32mila iscritti si scambiavano foto e commenti osceni
Giornata internazionale della donna – Manifestazione Non Una di Meno

Non si placa la polemica per l’esistenza del gruppo Facebook online ‘Mia Moglie’, dove circa 32mila iscritti – uomini – si scambiavano immagini delle proprie moglie (e non solo, a giudicare dalle denunce online) prese apparentemente, almeno in parte, senza il loro consenso. Il gruppo, che era pubblico, sembra essere stato chiuso proprio oggi, 20 agosto, dopo tantissime segnalazioni. Ma ne sono nati altri, collaterali o simili, quasi tutti privati.

Tra le prime a denunciare l’esistenza del gruppo ci sono state la pagina Instagram ‘No Justice No Peace’ e quella di ‘L’ha scritto una femmina’ (dietro la quale c’è Carolina Capria, autrice e attivista femminista): “Not All Men but oltre 32.000 uomini hanno creato un gruppo Facebook dove condividono foto intime delle proprie mogli senza il loro consenso, cercando approvazione e complicità in questa violenza. Questa è una palese forma di abuso, pornografia non consensuale e misoginia sistemica. Segnalate immediatamente il gruppo a Facebook. Chi partecipa a questo scempio è complice di un crimine”, ha scritto No Justice No Peace.

Le donne rappresentano da sempre il terreno sul quale gli uomini si sfidano, e misurano la loro virilità. Mostrare a un altro uomo la ‘propria’ donna come un bene che si può concedere ma comunque si possiede, significa stabilire una gerarchia, creare un rapporto con quell’uomo che altrimenti sarebbe impossibile forgiare. E’ un gioco nel quale le donne sono solo una merce, un bene che aggiunge valore all’uomo che lo possiede” scrive Carolina Capria.

Mi è venuta la nausea, ho avuto paura” scriveva appena aveva iniziato a guardare il gruppo ‘Mia Moglie’ Capria. “Ieri ho passato qualche ora a guardare foto di donne al mare, al supermercato, sulla spiaggia, a leggere post e commenti”. E spiegava: “La gran parte degli uomini non ritiene il consenso qualcosa di imprescindibile, qualcosa di fondamentale al rapporto. Anzi – e qui aggiungiamo un passaggio secondo me importantissimo – spesso a eccitare la sessualità maschile è proprio la mancanza di consenso e l’idea che si possa possedere una donna contro la sua volontà”

Il paragone col caso Pelicot

Il caso di Gisèle Pelicot non è un’anomalia nel sistema“, proseguiva Capria. E proprio il caso Pelicot è stato più volte tirato in ballo in questi due giorni, sia sui social che sui media, per fare un drammatico paragone con quanto accadeva in questo gruppo Facebook, che al momento non è più raggiungibile. Sembra sia stato chiuso proprio oggi, 20 agosto. Sui social si trovano altri gruppi con nomi simili, e molte sono le segnalazioni del fatto che gruppi di questo tipo ‘si spostano’ in continuazione, cambiano nome, passano su Telegram, nonostante le segnalazioni fatte ai social media per riuscire a chiuderli.

Il paragone con il caso di Gisèle Pelicot deriva proprio dal fatto che l’ex marito della donna, condannato in Francia per gli stupri e gli abusi, abusava di lei con una logica che sembra essere simile a quello del gruppo: postando foto e immagini di lei incosciente, quindi ‘ignara’ (termine che ricorre in diversi post del gruppo, secondo quanto riportato dalle denunce online) e chiedendo ad altri uomini di abusare di lei mentre lui li riprendeva o fotografava.

Dopo il processo per la madre anche la figlia di Pelicot ha denunciato di aver subito abusi. Le due donne non hanno saputo quanto accadeva per molto tempo poiché, come appurato nel processo – almeno per quanto riguarda Gisèle Pelicot – venivano drogate e stordite e non erano minimamente coscienti di quanto accadeva loro. Il caso Pelicot portò poi a un’altra profonda riflessione: oltre al marito e padre ‘orco’, portò a svelare un circolo di uomini che approfittavano di Gisèle Pelicot, e dunque sapevano e partecipavano agli abusi, senza dire nulla, denunciare. Erano complici delle violenze. E si parla di centinaia di persone.

Meta conferma: gruppo eliminato perché viola le policy

“Abbiamo rimosso il Gruppo Facebook ‘Mia Moglie’ per violazione delle nostre policy contro lo sfruttamento sessuale di adulti”. Lo riferisce un portavoce di Meta. “Non consentiamo contenuti che minacciano o promuovono violenza sessuale, abusi sessuali o sfruttamento sessuale sulle nostre piattaforme. Se veniamo a conoscenza di contenuti che incitano o sostengono lo stupro, possiamo disabilitare i gruppi e gli account che li pubblicano e condividere queste informazioni con le forze dell’ordine”, ha spiegato il portavoce. 

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