Beccaria, 42 indagati per violenze e torture nel carcere minorile

Beccaria, 42 indagati per violenze e torture nel carcere minorile

Raddoppiano gli indagati del “sistema” di “violenze, punizioni corporali, umiliazioni e pestaggi di gruppo” dentro al carcere minorile Beccaria di Milano. La Procura diretta da Marcello Viola ha iscritto sul registro degli indagati 42 fra agenti della polizia penitenziaria, 3 ex direttori e personale sanitario accusati vario titolo di tortura, maltrattamenti aggravati, lesioni, falso e un episodio di violenza sessuale nell’inchiesta che ad aprile 2024 aveva portato all’arresto di 13 agenti e la sospensione di altri 8.

Il dato emerge dalla richiesta di incidente probatorio che la procuratrice aggiunta Letizia Mannella e le pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena hanno inoltrato oggi al gip Nora Lisa Passoni.

Un incidente probatorio per ‘cristallizzare’ la testimonianza di 33 ex detenuti, all’epoca tutti minorenni, che avrebbero subito ripetute “violenze psicologiche e fisiche” e “umiliazioni” in cella. Sono 45 i capi d’imputazione di cui sono chiamati a rispondere gli indagati. Fra loro due ex direttrici dell’Ipm: Cosima Buccoliero e Maria Vittoria Menenti.

E’ indagato – ma escluso dall’incidente probatorio – anche l’ex direttore Fabrizio Rinaldi, come già emerso a febbraio 2025 nella notifica di una proroga delle indagini preliminari da parte della Procura.

I vertici del carcere minorile Beccaria di Milano e della struttura sanitaria interna non avrebbero impedito le “reiterate violente e umilianti” condotte degli agenti della polizia penitenziaria “sottoposti” e anzi le avrebbero coperte con “referti falsi” o “concordati” con gli autori delle “lesioni” oppure assistendo alle “aggressioni” omettendo di attivare segnalazioni o interventi. Lo scrivono le pm di Milano Stagnaro-Vassenna-Mannella nella richiesta di incidente probatorio a carico di 41 indagati per le torture e i maltrattamenti dentro l’Ipm di Milano.

Tra i nuovi indagati, oltre agli ex direttori del carcere Cosima Buccoliero, Maria Vittoria Menenti e Fabrizio Rinaldi, compaiono un ex comandante facente funzioni per un breve periodo della polizia penitenziaria, Domenico Rondinelli, il coordinatore sanitario dell’Ipm, Vittorio Ninno, il medico Tetiana Prykhodko, il coordinatore degli infermieri, Daniel Tudorescu, la responsabile del Cpa (centro di prima accoglienza), Raffaella Messina.

Rispondono di “maltrattamenti aggravati in danno di minori” e commessi con “abuso dei poteri” con la minorata difesa per aver approfittato della condizione di “restrizione della libertà personale e le condizioni fisiche e psicologiche” dei detenuti. La contestazione dei pm si basa sul principio previsto dall’articolo 40 del codice penale per cui “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo. Tra gli episodi contestati nelle carte c’è lo “svenimento” di un detenuto picchiato con la “testa contro il muro”, la reclusione dentro una “cella” di “isolamento” di un ragazzo per 10 giorni, di cui i primi 3 senza “effetti personali”, “materasso”, “cuscino” e “lenzuola”, un altro minore colpito al capo con una “scarpata” tanto da lasciare “l’impronta dello stivale” sulla “nuca” provocando “copiose perdite” di sangue.

L’indagine dell’aprile 2024

Maltrattamenti e torture sui detenuti del carcere minorile Beccaria di Milano al centro di un’inchiesta che ha portato all’arresto di 13 agenti della Polizia Penitenziaria, dodici dei quali tuttora in servizio presso l’Istituto Penale Minorile, nell’aprile 2024. L’indagine partita dalle denunce di alcune madri delle vittime e dalle psicologhe dell’istituto. Sarebbero una “dozzina” gli ex detenuti minorenni ad aver subìto violenze in carcere da parte di appartenenti alla polizia penitenziaria, hanno rivelato in conferenza stampa i Pm che hanno coordinato l’inchiesta, che parlano di “torture sistematiche”. “La struttura è in stato di abbandono da anni, ha commentato allora il sindaco del capoluogo lombardo Beppe Sala, “I ragazzi lamentavano violenze da tempo” ha dichiarato a LaPresse lo storico cappellano del Beccaria Don Gino Rigoldi. 

Sui detenuti minori del Beccaria di Milano – sosteneva l’inchiesta del 2024 – ci sarebbero state reazioni di “inaudita violenza” e “pestaggi” anche con “bastoni” e i “ragazzi ammanettati” con le mani dietro la schiena. Lo avevano detto in conferenza stampa il Procuratore di Milano, Marcello Viola, l’aggiunto Letizia Mannella e le pm Cecilia Vassena e Rosaria Stagnaro che hanno coordinato l’inchiesta su 21 agenti di polizia penitenziaria accusati a vario titolo di maltrattamenti aggravati, tortura, lesioni aggravate, falso e un caso di tentata violenza sessuale. Per picchiare sarebbero stati utilizzati metodi “tali da non lasciare il segno” come ad esempio dei “sacchetti di sabbia”. I detenuti hanno raccontato delle mani dietro la schiena perché con le manette davanti avrebbero comunque potuto difendersi. 

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