“La situazione è sotto controllo e costantemente monitorata, e come detto, in linea con gli anni precedenti”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’informativa alla Commissione Affari sociali in Senato in merito alla situazione su West Nile, ricordando che “nel 2018, anno con un inizio stagionale precoce, sono stati registrati sulla piattaforma nazionale 618 casi e 49 decessi. Nel 2022, si sono registrati 728 casi confermati e 51 decessi. Nel 2024, al 31 luglio, erano stati segnalati 28 casi di infezione, con 2 decessi. Tuttavia, entro novembre 2024, il numero totale di casi era salito a 484, con 36 decessi. Non ricordo allarmi mediatici nel 2018 e nel 2022 nonostante a oggi siano gli anni con il numero più alto di contagi e purtroppo anche di decessi”.
Il virus circola in 10 regioni e 37 province
Come ha spiegato il ministro Schillaci, “sono attualmente 37 le Province con dimostrata circolazione del virus appartenenti a 10 Regioni: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Campania, Puglia e Sardegna”.
145 casi confermati e 12 decessi
Schillaci ha poi elencato altri numeri. “Con i casi notificati sulla piattaforma nazionale coordinata dall’ISS, l’Italia ha registrato 145 casi confermati di infezione da West Nile Virus nell’uomo, di cui 59 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva, 10 casi asintomatici identificati in donatori di sangue, 75 casi di febbre e 1 caso asintomatico, con la seguente distribuzione dei casi regionale: 93 Lazio 24 Campania 14 Veneto 4 Piemonte 3 Lombardia 4 Emilia Romagna 2 Sardegna 1 Puglia Le Regioni con maggiore distribuzione di casi sono al momento la regione Lazio e la regione Campania. Tra i casi confermati sono stati notificati 12 decessi (1 Piemonte, 4 Lazio, 7 Campania)”.
Al Nord meno casi per clima estivo più mite
“Sebbene il cambiamento climatico stia in generale ampliando le aree geografiche favorevoli alla trasmissione del West Nile virus, la sua circolazione effettiva in un determinato anno dipende in larga parte dalle condizioni meteorologiche stagionali, che possono favorire o ostacolare temporaneamente il ciclo di trasmissione. Nel 2025, le regioni del Nord Italia potrebbero vedere un interessamento da casi autoctoni più blando rispetto alle aree del Centro proprio a causa di un inizio estate caratterizzato da un andamento termico più fresco e instabile rispetto agli anni precedenti”. Lo ha detto il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nell’informativa alla Commissione Affari sociali al Senato in merito alla situazione del West Nile in Italia.
Il ministro ha ricordato come “il cambiamento climatico è un fattore ecosistemico che favorisce l’espansione dei vettori e l’insorgenza di arbovirosi anche in zone prima considerate solo marginali” e che “i cambiamenti climatici impattano sulla fisiologia, sul comportamento, sul ciclo vitale e sulla distribuzione geografica delle specie, sulla composizione delle comunità ecologiche terrestri e sulle interazioni interspecifiche. L’anticipazione dell’arrivo in Italia di molte specie di uccelli migratori potrebbe modificare il ciclo di trasmissione dei virus West Nile e Usutu, mentre il precoce sviluppo dello stadio alato delle zanzare potrebbe influenzare la comparsa di epidemie di diverse arbovirosi. Si è, inoltre, modificata la distribuzione di specie, come nel caso delle zecche, che sono risalite di quota, rendendo possibile la trasmissione del virus dell’encefalite virale in aree precedentemente non toccate”.