“Leggendo le carte (dell’inchiesta sull’urbanistica a Milano, ndr), le chat tra alcune persone, col senno di poi potrei dire: ‘Certo, forse avrei fatto meglio a non farlo‘. Sto ragionando anch’io molto su questo, col senno di poi forse lo snodo Marinoni poteva creare qualche imbarazzo. Ripeto però che in quella fase il conflitto di interessi era solo nel momento della presentazione di un progetto“. Così l’ex assessore alla Rigenerazione urbana di Milano, Giancarlo Tancredi, nel suo interrogatorio preventivo davanti al gip il 23 luglio.
Tancredi, ora ai domiciliari in attesa di riesame, parla dei rapporti e delle accuse di concorso nelle false dichiarazioni e nella corruzione dell’ex presidente della commissione paesaggio, Giuseppe Marinoni, ritenuto a “libro paga” di alcuni costruttori e a cui il Comune aveva concesso il “patrocinio” per lo studio sulla rigenerazione urbana dei ‘Nodi e le Porte metropolitane’ che lo stesso proponeva agli sviluppatori privati.
“Ho prestato una fiducia nella buona fede di questa persona, non ero al corrente che già dietro, poi ho letto le carte ovviamente”, afferma spiegando però che quello di Marinoni era solo “uno studio urbanistico” preliminare, realizzato da un professionista noto nel settore e autore di “libri” e pubblicazioni con un’idea “visionaria”, ma “il conflitto di interessi” sarebbe nato solo “nel momento in cui questi progetti sarebbero stati sottoposti alla commissione del paesaggio e il soggetto che eventualmente avesse collaborato, non si dichiarasse in conflitto di interessi”, non prima.
“Questo era il conflitto di interesse a mia conoscenza nei regolamenti del Comune. Dopodiché io non sono un giurista…”, afferma il dirigente di Palazzo Marino lasciando la frase sospesa. Tancredi, assistito dall’avvocato Giovanni Brambilla Pisoni, ha detto con forza di aver “sempre agito nell’interesse pubblico” e di non aver “mai percepito né direttamente né indirettamente delle utilità personali”, accusa che per la verità non è mossa dai pubblici ministeri né dal gip che ne ha disposto l’arresto.
“Cercavo di capire se ci fossero delle criticità, soprattutto per progetti di interesse pubblico e soprattutto per situazioni di impasse che potevano avere delle ricadute anche molto critiche, anche sulle casse comunali” perché “fermarsi lì mesi e mesi su questioni estetiche, con tutto il rispetto, però può provocare dei problemi anche all’amministrazione comunale” ha detto ancora Tancredi, rispondendo a una serie di domande su quelle che la Procura di Milano contesta come “pressioni” sulla commissione per il paesaggio per far approvare alcuni progetti, come P39-Pirellino o Largo Treves.
L’ex assessore ai domiciliari ha fatto l’esempio della richiesta di risarcimento danni da 69 milioni di euro che Coima ha fatto al Comune sull’ex Pirellino, così come quando diceva nelle chat acquisite dalla guardia di finanza nel cellulare di Giuseppe Marinoni che su Largo Treves Palazzo Marino rischiava una “causa milionaria” dove aver venduto per 53 milioni di euro l’edificio pubblico in centro a Milano, scrivendo nel bando che sarebbe stato possibile abbatterlo. “Se noi non rispettiamo le scadenze per le Olimpiadi, è un problema enorme anche a livello nazionale, quindi cerchiamo di trovare delle soluzioni”, ha detto il 64enne facendo un esempio legato al parcheggio dell’arena di Santa Giulia per i giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026. “In questo senso ho cercato sempre di lavorare, pensando che fosse nel perimetro del mio ruolo”, ha aggiunto.
Pm a Tancredi: “Avete consegnato il comando ai privati”
“Noi abbiamo impostato l’indagine come uno svuotamento delle funzioni amministrative e la consegna della consolle di comando ai privati che sostanzialmente erano gli interlocutori diretti con l’amministrazione pubblica, questa è l’accusa che le viene mossa come assessore”. Così il pubblico ministero di Milano, Paolo Filippini, si è rivolto all’ex assessore Giancarlo Tancredi durante l’interrogatorio preventivo del 23 luglio in uno scambio fra i due su cosa sia il “conflitto d’interessi” dentro la commissione che votava i progetti edilizi della città.
“Allora nel 2023, il conflitto di interessi di un membro della commissione del Paesaggio – afferma Tancredi – l’ho detto anche prima e non so cos’altro aggiungere, si verificava nel momento in cui alla presentazione di un progetto in commissione del paesaggio il soggetto non dichiarasse il suo conflitto e quindi non uscisse dalla commissione per non votare quel progetto. Questo era il conflitto di interesse”.
“Non abbiamo impostato l’indagine su questa visione così semplicistica”, ha risposto il pm che con i colleghi Marina Petruzzella, Mauro Clerici e Tiziana Siciliano contesta le parcelle, anche da milioni di euro, pagate agli architetti della commissione anche non direttamente i progetti al vaglio in quella specifica seduta e altre per incarichi che vengono ritenuti fittizi.
“Quindi per lei il conflitto di interesse come pubblico amministratore e come assessore esiste solo se uno si vuole costruire la casa di cui lui è lo sviluppatore e l’imprenditore o il conflitto di interesse forse deflagra massimamente quando uno addirittura mette le mani sulla visione urbanistica della città e viene sponsorizzato dal Comune per farlo?” gli domanda con riferimento allo studio sui ‘Nodi e le Porte metropolitane’ di Giuseppe Marinoni, patrocinato dal Comune. “Ci sono norme dal 2012 in avanti di rango primario che vanno a incarnare i principi costituzionali” e “che il principio di interesse lo declinano a livello addirittura potenziale – conclude il pm -. Non che uno deve fare l’elenchino dei palazzi che vuole sviluppare, e quindi fatto, quello è al sicuro e poi può parare dell’assessore di come ribaltare la città”.