La stanza ‘anti-aborto’, chiamata Stanza dell’Ascolto, creata all’ospedale Sant’Anna di Torino va chiusa. La convenzione, siglata tra la Città della Salute di Torino e l’associazione che la sta gestendo dal 2024 è illegittima: lo dice il Tar del Piemonte con una sentenza confermata dalla Cgil Piemonte. E’ proprio la Cgil ad aver diffuso la notizia: Cgil Torino e Piemonte insieme all’associazione ‘Se non ora quando?’ avevano presentato infatti ricorso.
“Esprimiamo soddisfazione per la decisione presa dai giudici amministrativi, che hanno ritenuto valide le ragioni che ci hanno portato a opporci al progetto anti-abortista della Regione Piemonte. Questa sentenza difende il diritto delle donne di decidere in libertà del proprio corpo, come sancito dalla legge 194 che regolamenta dal 1978 l’interruzione volontaria di gravidanza” dichiara Elena Ferro, segretaria Cgil Torino, Anna Poggio, segretaria Cgil Piemonte e Laura Onofri di ‘Se non ora quando’.
Come era nato lo sportello
Si tratta di uno sportello nato, secondo i promotori dell’iniziativa, per supportare le donne durante e dopo la gravidanza ma che per il sindacato e altri attivisti, invece, ha l’obiettivo di persuadere chi ha intenzione di abortire a non farlo – ha sempre denunciato la Cgil. La convenzione è stata firmata dall’AOU ‘Città della Salute e della Scienza’ di Torino e dalla federazione regionale del Movimento per la Vita, con il sostegno dalla Regione Piemonte guidata dalla giunta Cirio.
Avs: “Passo avanti fondamentale per la battaglia sul diritto all’aborto”
“I movimenti antiabortisti devono stare fuori dalle istituzioni: non si possono concedere spazi pubblici, per di più all’interno di un ospedale, ad associazioni che nel loro statuto hanno come mission il ‘superamento della Legge 194’. La battaglia per il diritto all’aborto oggi fa un passo avanti fondamentale: il Tar Piemonte ha confermato che la c.d. Stanza dell’Ascolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino deve chiudere perché la convenzione, voluta dalla Regione Piemonte, siglata tra la Città della Salute di Torino e l’associazione pro-vita che la sta gestendo da settembre del 2024, è illegittima”. Lo dice in una nota Alice Ravinale di Avs. “Un ringraziamento enorme va a SNOQ Torino, alla CGIL Torino e all CGIL Piemonte e alle avvocate e agli avvocati per l’impegno instancabile messo in questa battaglia di civiltà, per i diritti delle donne”.
“Il TAR del Piemonte ha sancito quanto come gruppo Avs abbiamo ribadito attraverso manifestazioni, presidi e interrogazioni ed interventi in aula: le associazioni dichiaratamente antiabortiste non hanno titolo ad occupare spazi all’interno di strutture pubbliche. Ora la regione provveda immediatamente a dare corso a tale sentenza e ripristini una parvenza di stato di diritto all’interno del quale, fino a prova contraria, le donne – e solo esse- hanno il diritto di scegliere sui propri corpi. Cirio e la sua Giunta smettano di fare propaganda sulla pelle delle donne, interrompano i vergognosi finanziamenti al Fondo Vita Nascente e si concentrino su come potenziare i consultori, che a 50 anni dalla legge che li ha istituiti. Nemmeno nelle fumose maglie della 194/1978 la destra ideologica ha potuto insinuarsi per ledere un diritto fondamentale di ciascuna donna”.
“Nelle strutture sanitarie pubbliche occorre riconoscere pienamente il ruolo e la professionalità di operatrici e operatori sanitari, unici titolati ad accompagnare le donne nelle proprie autonome e informate scelte, in materia di interruzione di gravidanza. Anziché continuare a sperperare denaro pubblico inondando di risorse associazioni antiabortiste, chiediamo a gran voce che tali risorse, sottratte ai servizi essenziali, siano immediatamente destinate alle professionalità sanitarie di cui sopra. Ma ora non si perda ulteriore tempo: Cirio dia seguito alla sentenza del TAR e chiuda definitivamente questa vergogna nazionale rappresentata dall’antiabortista stanza del giudizio!”.
Marrone: “Sentenza dice che la stanza è legittima, parla solo della formazione dei volontari”
“Il Tar respinge i motivi di ricorso che affermavano una presunta violazione della legge 194, affermando la piena legittimità del servizio di volontariato promosso nella stanza dell’ascolto. Si limita a contestare all’azienda ospedaliera di non aver scritto nella convenzione la verifica in concreto dei requisiti di professionalità, esperienza e formazione in capo ai volontari e alle volontarie. Ma siccome la delibera impugnata era già in scadenza e l’associazione ha tutte le figure professionali, esperte e formate richieste dal Tar, immagino che la riscrittura della nuova convenzione potrà contenere senza problemi le indicazioni del Tar, offrendo così continuità ad un’azione di aiuto alle donne in difficoltà proprio lì dove serve”. Lo dichiara l’assessore regionale alle Politiche sociali Maurizio Marrone in merito alla sentenza del Tar che ha accolto il ricorso di Cgil e SNOQ in merito alla stanza dell’ascolto gestita da un’associazione provita all’ospedale Sant’Anna di Torino.
Assessore di Torino: “Diritto all’autodeterminazione delle donne”
“La sentenza del Tar di oggi, che annulla la convenzione per la gestione della Stanza dell’Ascolto, riconosce ciò che ribadiamo da tempo, ovvero la necessità di vedere garantito il diritto di scelta e autodeterminazione delle donne, nel pieno rispetto dell’applicazione della legge n. 194 del 1978 sull’interruzione volontaria di gravidanza. Oggi viene ribadito un principio importante e un ringraziamento va all’ampia mobilitazione che ha portato a questo ricorso e che continuerà a sostenere il diritto delle donne a scegliere liberamente, soprattutto quando la scelta riguarda il loro corpo”. Così l’assessore ai Diritti e alle Politiche Sociali della Città di Torino Jacopo Rosatelli in merito alla sentenza del Tar del Piemonte sulla Stanza dell’Ascolto (chiamata da chi ha presentato il ricorso ‘stanza anti-aborto’).