L'indagato, atteso in procura a Pavia, non si è presentato. Alla base, una questione procedurale. Ascoltato anche Marco Poggi a Venezia
Continuano le indagini sul delitto di Garlasco. Un’impronta digitale, mai identificata perché la sua utilità giuridica è stata classificata come “nessuna”, e che la Procura di Pavia vorrebbe attribuire 18 anni dopo ad Andrea Sempio con una nuova perizia realizzata sulle fotografie della scena del crimine. E’ questo l’asso nella manica che i pm Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza avrebbero mostrato al 37enne di nuovo indagato e già archiviato (nei fatti 2 volte) per l’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco il 13 agosto 2007.
L’impronta digitale è la traccia numero 33
E’ la traccia numero 33 repertata dal Ris di Parma nei giorni successivi al delitto all’interno della villetta di via Pascoli. Si trova sulla parete destra lungo le scale dove venne rinvenuto il cadavere della 26enne uccisa, secondo la giustizia italiana, da Alberto Stasi, condannato a 16 anni in via definitiva, insieme ad altre 23 impronte di cui una attribuita a Marco Poggi, fratello della vittima (che si trovava in Trentino in vacanza con la famiglia), 4 appartenenti al capitano Gennaro Cassese dei carabinieri di Vigevano intervenuto sul posto e 18 senza identità.
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“Ovviamente è logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino” ha scritto in un’informativa del 7 luglio 2020 inviata alla Procura di Pavia il comandante del Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano aggiungendo che su quella traccia, come su un’altra sulla parte interna della porta di ingresso, “non venne fatta alcuna indagine biologica mirata ad accertare se quel contatto possa essere stato lasciato da una mano sporca di sangue (della vittima o di altri) o se fosse altra sostanza”. In realtà il Ris di Parma, si legge nella relazione depositata agli atti, effettuò sia il combur test per rilevare l’emoglobina, sia il più preciso OBTI (On-site Blood Testing Identification) per identificare il sangue umano.
Il primo ha dato esito “dubbio”, il secondo “negativo”, escludendo la presenza di sangue. Per procedere con l’inchiesta gli inquirenti dovranno spiegare come si concilia un’impronta a metà della parete con la ricostruzione storica delle sentenze secondo cui Chiara Poggi, dopo essere stata colpita più volte al capo, sarebbe stata gettata dal pavimento del corridoio a faccia in avanti lungo le scale, e perché il killer sarebbe poi andato in bagno a lavarsi le mani pulendo il lavandino e il dispenser lasciando però delle impronte (due attribuite a Stasi) e 4 capelli senza bulbo all’interno del lavabo.
Sempio non si è presentato in Tribunale
Cosa ne pensi Sempio di quella traccia, venerdì in Tribunale a Pavia non lo si è potuto sapere. Il commesso di Voghera ha deciso di non presentarsi al doppio interrogatorio in contemporanea con Stasi – che è stato fatto entrare schivando le telecamere da un ingresso secondario e ha risposto a tute le domande – dopo che i suoi legali Angela Taccia e Massimo Lovati hanno contestato la “nullità” dell’invito a comparire notificato dai magistrati.
Dall’atto sarebbe totalmente assente la prescrizione obbligatoria per legge con cui il pm informa l’indagato che “in caso di mancata presentazione” senza un “legittimo impedimento” la Procura può disporre “l’accompagnamento” coatto dello stesso. Un atto di sfida, codice di procedura alla mano, da parte della difesa del 37enne che non pare aver gradito le fughe di notizie come le perquisizioni di mercoledì scorso all’alba alla presenza di telecamere, nel tentativo, forse, di mettere pressione all’amico del fratello della vittima, Marco Poggi.
L’interrogatorio di Marco Poggi a Venezia
“Molto probabilmente ci saranno mie tracce, me lo aspetterei, ero lì fino a pochi giorni prima”, aveva risposto però Sempio due mesi fa in un’intervista con Sky. Proprio Marco Poggi è stato sentito oggi come testimone a Venezia, lontano dai giornalisti, dalla pm Rizza in trasferta. Gli sarebbe stata mostrata anche l’impronta attribuita a Sempio, con il colore rossastro/viola simil-sangue, tipico della reazione alla ninidrina, il reagente spruzzato all’epoca dai militari della Scientifica sulla parete lungo le scale di casa per rendere visibile e isolare l’impronta digitale.
“Ha risposto serenamente alle domande che gli sono state rivolte – fa sapere il suo avvocato, Francesco Compagna – Ad Andrea Sempio lo lega un’amicizia di lunga data e la convinzione della sua estraneità alla tragica vicenda che ha sconvolto la sua famiglia”.
Pm Pavia: “Impronta è del palmo di Sempio, potrà difendersi”
La traccia numero 33 repertata sulla parete delle scale della casa in cui è stata uccisa Chiara Poggi “è stata lasciata dal palmo destro” di Andrea Sempio. Lo fa sapere il Procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, in una nota. Sono gli esiti dei nuovi “accertamenti dattiloscopici” condotti dai consulenti dei pm, il tenente colonnello del Ris di Parma, Gianpaolo Iuliano, e il dottor Nicola Caprioli, su “tutte le impronte all’epoca dei fatti non attribuite o ritenute ‘non utili'”. La consulenza è stata depositata anche per permettere il “contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio” che potrà presentare “eventuali deduzioni al riguardo”, scrive Napoleone senza mai fare riferimento alle parole “sangue” o “insanguinata”.
Pm Pavia: “Altri accertamenti sull’impronta di Sempio”
I pubblici ministeri di Pavia Napoleone-Civardi-De Stefano-Rizza, con i loro consulenti e il Nucleo investigativo dei carabinieri di Milano, stanno “procedendo ad ulteriori investigazioni” rispetto a una “parte” della traccia 33 nella casa in cui fu uccisa Chiara Poggi che nel 2007 era stata ritenuta “non utile” e ora attribuita ad Andrea Sempio. Lo fa sapere il Procuratore Fabio Napoleone nella nota in cui dà conto della conclusioni della consulenza depositata ieri alla difesa di Sempio e utilizzata negli interrogatori di Alberto Stasi e Marco Poggi. Conclusioni che sono arrivate grazie alle “nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software” fa sapere la Procura ricostruendo l’intera storia di quelle impronte repertate nella villetta di via Pascoli.
Il 21 agosto 2007, 8 giorni dopo l’omicidio, i Ris di Parma hanno trattato con una “soluzione di ninidrina spray” (un reagente) il “primo tratto della scala che conduce alla cantina di casa” dove fu rinvenuto il cadavere con l’obiettivo di “evidenziare impronte e tracce latenti”. Il 29 agosto 2007 (la ninidrina reagisce dopo alcuni giorni) i carabinieri della Scientifica hanno ispezionato quelle aree individuando l’impronta ’33’ che “è stata fotografata digitalmente”.
Come già emerso martedì, il 5 settembre 2007 una parte dell’impronta “priva di creste utili per gli accertamenti dattiloscopici” è “stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile” mentre la parte restate era stata ritenuta “non utile” a individuare impronte. Ora invece la Procura la attribuisce 37enne, amico di Marco Poggi, già indagato e archiviato due volte, e procede nelle indagini.
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