Delitto Garlasco, il pm: “L’impronta è del palmo di Sempio”

Delitto Garlasco, il pm: “L’impronta è del palmo di Sempio”

La nota del procuratore della Repubblica di Pavia Fabio Napoleone che ha ufficializzato quanto emerso ieri e anticipato da alcuni media

L’impronta repertata sulle scale che conducono al seminterrato della villetta di Garlasco, dove è stato ritrovato il cadavere di Chiara Poggi, è attribuibile ad Andrea Sempio. Lo ha confermato il procuratore della Repubblica di Pavia Fabio Napoleone che ha ufficializzato quello che era stato già anticipato ieri da alcuni media

Consulenza: “Un’impronta Sempio su 8 utili, Stasi su pizza” 

C’è una sola impronta di Andrea Sempio su 8 ritenuti “utili” (7 digitali e 1 palmare) nella casa di Garlasco dove è stata uccisa Chiara Poggi. E’ la traccia 33 sulla seconda parete destra delle scale che danno verso lo scantinato dove fu gettato il cadavere. Sulla superficie interna del portone di ingresso della villetta dei Poggi – la traccia 10 che ha focalizzato le attenzioni degli investigatori – non c’è nessuno fra Sempio, Alberto Stasi, l’intera famiglia Poggi, Stefania Cappa e i 3 amici di Marco Poggi (Mattia Capra, Roberto Freddi e Alessandro Biasibetti, che andavano a casa dell’amico in bicicletta). E’ la sintesi della consulenza dattiloscopica di 42 pagine che il tenente colonnello del Ris di Parma, Gianpaolo Iuliano, e il dottor Nicola Caprioli hanno consegnato alla Procura di Pavia. Dei 78 frammenti non identificati (su 107 frammenti/impronte totali in casa) nel 2007 dal Ris di Parma 28 sono “comparabili”, non permettono cioè di arrivare alla “piena identificazione” ma possono “escludere con certezza l’appartenenza dell’impronta” di un soggetto noto. Il mignolo sinistro di Stasi – come era già noto da anni – si trova sul cartone della pizza, l’ultima cena consumata il 12 agosto in compagnia della fidanzata mentre altre tre impronte sui cartoni della pizza hanno dato “esito negativo” sia per Sempio che per Stasi. Tre delle 8 impronte utili sono di un falegname e si trovano sulla porta del tinello. 

Pm Pavia: “Impronta è del palmo di Sempio, potrà difendersi”

La traccia numero 33 repertata sulla parete delle scale della casa in cui è stata uccisa Chiara Poggi “è stata lasciata dal palmo destro” di Andrea Sempio, spiega Fabio Napoleone, in una nota. Sono gli esiti dei nuovi “accertamenti dattiloscopici” condotti dai consulenti dei pm, il tenente colonnello del Ris di Parma, Gianpaolo Iuliano, e il dottor Nicola Caprioli, su “tutte le impronte all’epoca dei fatti non attribuite o ritenute ‘non utili’”. La consulenza è stata depositata anche per permettere il “contraddittorio con la difesa di Andrea Sempio” che potrà presentare “eventuali deduzioni al riguardo”, scrive Napoleone senza mai fare riferimento alle parole “sangue” o “insanguinata”.

La nota spiega ancora che si sta “procedendo ad ulteriori investigazioni” rispetto a una “parte” della traccia 33 nella casa in cui fu uccisa Chiara Poggi che nel 2007 era stata ritenuta “non utile” e ora attribuita ad Andrea Sempio.  Le conclusioni della consulenza depositata ieri alla difesa di Sempio, e utilizzata negli interrogatori di Alberto Stasi e Marco Poggi, sono arrivate grazie alle “nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software” fa sapere la Procura ricostruendo l’intera storia di quelle impronte repertate nella villetta di via Pascoli.

L’impronta repertata 8 giorni dopo l’omicidio di Chiara Poggi

Il 21 agosto 2007, otto giorni dopo l’omicidio, i Ris di Parma hanno trattato con una “soluzione di ninidrina spray” (un reagente) il “primo tratto della scala che conduce alla cantina di casa” dove fu rinvenuto il cadavere con l’obiettivo di “evidenziare impronte e tracce latenti”. Il 29 agosto 2007 (la ninidrina reagisce dopo alcuni giorni) i carabinieri della Scientifica hanno ispezionato quelle aree individuando l’impronta ’33’ che “è stata fotografata digitalmente”.

Come già emerso martedì, il 5 settembre 2007 una parte dell’impronta “priva di creste utili per gli accertamenti dattiloscopici” è “stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile” mentre la parte restate era stata ritenuta “non utile” a individuare impronte. Ora invece la Procura la attribuisce 37enne, amico di Marco Poggi, già indagato e archiviato due volte, e procede nelle indagini. 

Legale Poggi: “Supertestimone si propose come detective” 

Il supertestimonesi propose come detective, gli ho detto di andare dai carabinieri perché in quel momento c’era già l’indagine aperta su Alberto Stasi”. Così a LaPresse l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, storico legale della famiglia di Chiara Poggi.

Dopo la puntata de Le Iene andata in onda ieri sera “ho riconosciuto benissimo il supertestimone – dice Tizzoni che racconta di conoscerlo fin da bambino -. Qualche settimana dopo l’omicidio del 13 agosto non ricordo se io gli chiesi se avesse sentito qualcosa in giro o fu lui a contattarmi. In quelle settimane ricevevo decine di proposte di collaborazione segnalazioni, suggerimenti, come avviene nelle vicende mediatiche”. “Lui è tornato da me nei mesi successivi dicendo che ‘aveva qualcosa’ sulle sorelle Cappa ma senza mostrare ‘nulla di concreto’”, conclude il legale dei Poggi. 

Consulente Poggi, impronta Sempio è rossa per il reagente 

Il colore “rosa-violetto” dell’impronta palmare attribuita dalla Procura di Pavia ad Andrea Sempio “non dipende dalla presenza di sangue” ma dalla “reazione del reagente utilizzato dal Ris di Parma sulla parete della scale. Lo afferma a LaPresse il consulente genetista della famiglia di Chiara Poggi, Marzio Capra, spiegando perché la fotografia sia di colore rossastro. Il reagente utilizzato nel 2007 dagli investigatori per trattare le “pareti e del soffitto del primo tratto della scala che conduce alla cantina” è la ninidrina.

Già nella relazione dell’epoca si scriveva che il “risultato di questo processo risulta completamente visibile a distanza di tempo pari almeno ad una decina di giorni”. Anche la Procura di Pavia, nella nota diffusa oggi sull’inchiesta relativa al delitto di Garlasco che vede indagato Andrea Sempio, non fa mai riferimento al sangue parlando di alcune “imprecisioni e inesattezze riportate dai media”.

 Nel 2018 il pm Milano mandò carte a Pavia: “Indagine zelante”

Anche la Procura di Milano si è occupata di un tassello della nuova inchiesta sul delitto di Garlasco. Decise di archiviare il fascicolo nel 2018 ma definì come “articolato” e “zelante” il lavoro di indagine dei carabinieri, invitando i militari del Nucleo investigativo di Milano a coinvolgere la Procura di Pavia per competenza territoriale. E’ successo nel settembre 2018, quando il sostituto Alberto Nobili (oggi in pensione), fra i più noti magistrati milanesi ed ex capo dell’antiterrorismo, chiese l’archiviazione della querela contro ignoti presentata l’1 settembre 2017 dall’avvocata di Alberto Stasi, Giada Bocellari, per dei presunti pedinamenti subiti dai lei e dal collega Fabio Giarda il 27 e il 30 agosto dello stesso anno.

“Fatti che hanno destabilizzato la mia vita privata” generando “timori per la mia incolumità”, mise a verbale l’avvocata parlando di molestie che sarebbero avvenute nei pressi del McDonald di via Rubicone a Milano e sotto il loro studio legale in via San Barnaba, pur non essendo in grado di collegarle alle “indagini” difensive, svolte per Stasi, e che in quel momento riguardavano una “serie di suicidi di ragazzi avvenuti nella zona di Garlasco” in “circostanze strane”.

La legale segnalò anche dei messaggi ricevuti su Facebook, dove si parlava di un “terreno pericoloso” con “persone legate al satanismo” e provenienti da un paio di profili. Fra cui quello di una sedicente sensitiva, identificata in una 55enne dell’Honduras sparita dai radar da tre anni e localizzata in Germania dall’analisi dell’IP di posta elettronica. Grazie alle descrizioni fornite agli inquirenti dai due legali (targhe e vestiti), alle telecamere di sorveglianza e alla geolocalizzazione dei telefoni vennero rintracciati i presunti pedinatori. Il primo un uomo pugliese. Dichiarò di aver seguito l’avvocata al McDonald per tentare un approccio con lei, ritenendosi contraccambiato “dai suoi sguardi”.

Il secondo un cittadino albanese che, dopo un’iniziale contraddizione, si ricordò di aver accompagnato la moglie al pomeriggio del 30 agosto al Policlinico di Milano, vicinissimo al palazzo di giustizia e allo studio legale Giarda. Presentò il referto della donna e l’utenza fu rintracciata nella zona a quell’ora. “Gli eventi denunciati dall’avvocato Bocellari, pur essendo realmente avvenuti, non trovano alcun collegamento tra loro e non si possono collocare in una vicenda delittuosa di cui è potuta esser vittima lo stesso legale”, scrissero i carabinieri in un’informativa del 19 luglio 2018.

Aggiungendo che “per comprendere meglio i fatti ed il terreno sul quale si indagava, si è proceduto ad una rilettura dell’intero fascicolo concernente l’omicidio di Chiara Poggi, riscontrando degli elementi che potrebbero non metter fine alla vicenda giudiziaria”. Le “indagini sono state svolte, in modo articolato e complesso” e con uno “zelante lavoro” aggiunse il pubblico ministero Nobili, chiedendo di archiviare il fascicolo e facendo un passo indietro rispetto all’inchiesta su Garlasco per cui non era titolato a indagare da Milano. 

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