Nella strage uccisi tre ventenni. Il racconto della fidanzata di una delle vittime ai carabinieri

Nelle immagini delle telecamere di Monreale lo si vede in piedi sulle pedane della moto alzare le braccia in segno di vittoria, con la pistola impugnata nella mano destra e quel giubbotto bianco che lo ha reso riconoscibile. Mattias Conti è il secondo giovane dello Zen di Palermo accusato di aver sparato sulla folla nella strage di Monreale del 27 aprile. I carabinieri del nucleo investigativo del gruppo di Monreale lo hanno fermato con l’accusa di strage, lesioni gravi e porto illegale d’arma. Dopo il primo presunto killer, Salvatore Calvaruso, e il guidatore della moto Bmw Samuele D’Acquisto (accusato di concorso in strage), la procura diretta da Maurizio de Lucia con il terzo fermo ha chiuso il cerchio sulla sparatoria di fine aprile in cui sono morti Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo.

Decisiva una foto consegnata dalla fidanzato di uno dei giovani uccisi a Monreale

A incastrare Conti è stata soprattutto la testimonianza della fidanzata di una delle vittime, che era presente e ha consegnato ai carabinieri una foto dove sono in posa i tre arrestati insieme ad altri quattro ragazzi. Una foto scattata, secondo gli inquirenti, poche ore prima della sparatoria, in cui ci sarebbero quasi tutti i partecipanti alla rissa. Tre sono già in cella e sugli altri quattro la procura sta continuando le indagini per il reato di rissa aggravata.

La giovane, pur terrorizzata da una ritorsione da parte del gruppo dello Zen, ha deciso di consegnarla ai carabinieri. Nello scatto finito sui social Conti è vestito con gli stessi abiti descritti dai testimoni ed è in compagnia degli altri due arrestati. Non solo, la ragazza era lì, ha visto tutto e ha deciso di farsi avanti, perché vuole giustizia per il suo fidanzato. “Me lo ricordo, ma senza occhiali – ha raccontato la giovane agli investigatori -.Quando l’ho visto andava via come passeggero del Gs (la moto Bmw, ndr), dopo che il Gs aveva tamponato lo scooter dove avevamo caricato il mio ragazzo. Lo ricordo solo nella fase del tamponamento, quando la moto perde l’equilibrio e lui scende dalla moto sul lato destro”.

Il racconto della ragazza che ha visto il compagno esanime

La giovane quella notte è in via Benedetto d’Acquisto a pochi metri dalla sparatoria, il suo fidanzato è appena stato colpito all’addome. È disperata, nelle orecchie ancora il rimbombo dei primi colpi sparati da Salvatore Calvaruso. Il fidanzato chiede aiuto agli amici. Decidono di non attendere l’ambulanza, un amico prende lo scooter di Calvaruso per portare il suo fidanzato in ospedale. Succede tutto in pochi secondi davanti ai suoi occhi. Vede la moto guidata da Samuele D’Acquisto colpire lo scooter per impedirgli di portare il ragazzo all’Ingrassia.

“Io me lo ritrovo di spalle che alza il braccio alla sua destra e, in preda al panico, fuggo via. Ricordo che aveva un giubbotto di colore chiaro, direi bianco. Non ricordo indossasse il casco. Ribadisco che alla guida della moto c’era il soggetto che ho visto prima, di nome Samuele”, mette a verbale davanti ai carabinieri. I tre arrestati fuggono a bordo della moto guidata da D’Acquisto. Arrivano allo Zen, si disfano dei vestiti e nascondono la moto. Le telecamere li inquadrano mentre rincasano con un motorino elettrico. I vestiti non sono stati trovati, come pure le armi. Solo la moto è stata trovata e sequestrata.

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata