Il socio di Luca Lucci parla agli inquirenti dopo essere scampato ai colpi a Milano
“Uno scambio di persona” da parte dei due uomini che lo hanno seguito in sella a uno moto nera prima di aprire il fuoco contro di lui. E’ questa la versione resa agli investigatori della Squadra Mobile da Luca Guerrini, il 27enne ultrà del Milan sfuggito all’agguato a colpi di pistola avvenuto giovedì verso le 13.30 in via degli Imbriani, zona nord di Milano. Sulla sparatoria avvenuta in strada la Procura ha aperto un’inchiesta per tentato omicidio, mentre è caccia ai due uomini in sella alla Honda che hanno agito per poi dileguarsi. “Sono uscito dal negozio per andare a pranzo e ho notato una moto nera con due persone che mi ha seguito per un po’. Al semaforo di via Imbriani, mentre ero in sosta per il rosso e guardavo il telefono, mi hanno affiancato e puntato la pistola al finestrino. Mi sono spostato sul lato passeggero per scappare e ho sentito le esplosioni”, è il racconto fatto in Questura da Guerrini.
Due uomini hanno sparato contro la sua auto e poi sono fuggiti
In base anche alle testimonianze dei presenti, i due sullo scooter, entrambi con giubbotti scuri e caschi integrali, sono fuggiti dopo che il passeggero è sceso dal mezzo per sparare tre colpi con una scacciacani modificata: due hanno colpito il parabrezza e la portiera lato guida dell’Audi Q3 a noleggio guidata dal 27enne, mentre un terzo proiettile è stato trovato a terra. Guerrini, rimasto illeso, è riuscito a uscire dall’auto dalla portiera opposta e a scappare a piedi in piazzale Bausan. Il giovane è poi tornato a bordo dell’auto ed è partito verso viale Jenner, fino a quando non ha ricevuto la telefonata della madre – alla quale è intestato il leasing del suv – che lo invitava a tornare sul luogo della sparatoria dove erano presenti le forze dell’ordine, allertate da chi ha assistito alla scena.
La vittima socio in affari nelle barberie di proprietà del capo della Curva Lucci
Secondo quanto emerso, Guerrini, già destinatario di un Daspo per lo striscione di minacce srotolato da un gruppo sotto casa del calciatore dell’Inter Federico Dimarco, è legato a Luca Lucci, l’ex leader della Curva Sud, in carcere da settembre. Proprio alla catena di Lucci appartiene infatti il barber shop del quale la vittima dell’agguato è socio e dal quale è uscito poco prima di essere aggredito. Agli investigatori, Guerrini ha affermato di non spiegarsi “chi possa avercela con lui”, alludendo così all’ipotesi che i due potenziali killer avessero sbagliato persona. Nel bagagliaio dell’Audi, gli agenti della Scientifica nel corso dei rilievi hanno trovato uno zaino con dentro alcuni striscioni della curva rossonera. Nato a Milano nel 1997, il 27enne è citato anche negli atti dell’inchiesta sulle curve da non indagato per aver preso parte ai tentativi di aggressione nei pressi dello stadio Meazza contro tifosi della Dinamo Zagabria in occasione della partita di Champions League con il Milan del 14 settembre 2022. Le indagini sull’episodio sono coordinate dal pm Paolo Storari, uno dei titolari dell’inchiesta Doppia Curva per associazione a delinquere, omicidi e tentati omicidi nelle tifoserie organizzate di Milan e Inter. Oggi in aula bunker Lucci è torna a parlare da imputato come mandante dell’omicidio dell’ultras e narcotrafficante Enzo Anghinelli. “Non ho ordinato di uccidere Enzo Anghinelli, state prendendo un granchio”, si è difeso l’ex capo della Sud in udienza.
© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata