L'accusa verso la difesa e le professioniste del carcere che hanno assistito la donna è di aver avuto un "piano" per tentare di sviare indagini

La Procura generale di Milano si oppone all’ingresso nel processo d’appello a carico di Alessia Pifferi degli atti dell’inchiesta bis sulle psicologhe perché è una richiesta “inammissibile, tardiva ed effettuata in modo anomalo da chi non ha titolo per interloquire in questo processo di secondo grado”. Lo ha detto la sostituta procuratrice generale Lucilla Tontodonati nell’aula della Corte d’assise d’appello, dove è in corso l’udienza per il conferimento dell’incarico per la nuova perizia psichiatrica sulla 38enne, condannata all’ergastolo per l’omicidio della figlia Diana.

Il riferimento è al deposito effettuato dal pm Francesco De Tommasi, che in primo grado ha rappresentato l’accusa, degli atti e delle informative della polizia penitenziaria del fascicolo chiuso il 24 gennaio in cui sono indagati per falso e favoreggiamento la legale di Pifferi, avvocata Alessia Pontenani, il suo consulente psichiatrico, Marco Garbarini, e 5 psicologhe dell’Asst Santi Paolo e Carlo dell’Unità operativa di psicologia clinica nel settore penitenziario. L’accusa verso la difesa e le professioniste del carcere che hanno assistito Pifferi è di aver avuto un “piano” per tentare di sviare indagini e processo di primo grado fingendo che la donna fosse “affetta da un ritardo mentale grave” per evitare almeno la pena massima” dell’ergastolo, arrivata poi in primo grado. 

© Copyright LaPresse - Riproduzione Riservata