Caso Saman Abbas, a Bologna iniziato il processo d’appello

Caso Saman Abbas, a Bologna iniziato il processo d’appello

La 18enne di origini pakistane uccisa a Novellara nel 2021

Ha preso il via oggi, a Bologna, il processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne di origini pakistane uccisa a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 e ritrovata un anno e mezzo dopo.  Il processo iniziato “nonostante lo sciopero dei magistrati, di cui si riconoscono le ragioni” perché “si tratta di un processo con detenuti”. A spiegarlo, in apertura dell’udienza, la Corte d’assise d’appello di Bologna. In aula sono presenti Shaheen Nazia, mamma di Saman Abbas, il padre Shabbar Abbas, padre della ragazza condannati all’ergastolo per l’omicidio della ragazza 18enne di origini pachistane scomparsa nella primavera del 2021 da Novellara e trovata morta un anno e mezzo dopo, lo zio Danish Hasnain, condannato a 14 anni di reclusione, i cugini della 18enne, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, assolti in primo grado e per i quali la Procura ha impugnato l’assoluzione. 

 

Giudici: “Video Procura generale sia proiettato in aula”

La Corte d’assise d’appello di Bologna ha stabilito, dopo quasi due ore di camera di consiglio, che il video realizzato dai carabinieri del nucleo investigativo, con una ricostruzione di quanto accaduto il 29 e il 30 aprile del 2021 a Novellara, sia proiettato in aula. Il video, della durata di 40 minuti, secondo l’accusa, servirà per ricostruire le ultime ore di Saman Abbas. La Corte, presieduta da Domenico Stigliano, ha inoltre stabilito che l’utilizzabilità del video ai fini del processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas, sarà decisa nel corso dell’udienza in cui sarà proiettato. Il video è già depositato.

La Corte ha inoltre stabilito che il video sarà mostrato in aula nel corso della prossima udienza, fissata per il 6 marzo. In quella stessa circostanza sarà ascoltato Ali Haider, fratello di Saman Abbas. Solo al termine, ha riferito in aula il presidente della Corte, si deciderà sulla ammissione delle altre istanze di cui si è discusso oggi.

Un solo interprete per tutti gli imputati 

I genitori di Saman, lo zio e i cugini sono seduti vicini in aula (i primi tre condannati in primo grado, gli ultimi due assolti, ma tutti imputati in appello). Il presidente della Corte d’assise d’appello di Bologna, Domenico Stigliano, ha chiesto agli imputati se comprendessero bene l’italiano, assegnando lo stesso interprete per tutti. Stagliano ha tenuto a sottolineare che i cinque “non devono parlare tra di loro e devono capire tutto quello che succede”. 

No riprese in aula

La Corte d’assise d’appello di Bologna ha stabilito che le udienze per processo d’appello per l’omicidio di Saman Abbas non possono essere riprese. Preso atto del dissenso di due degli imputati, i genitori della 18enne, e delle richieste della Procura e di numerose parti civili, la Corte, presieduta da Domenico Stagliano, ha ritenuto che “il diritto di cronaca e informazione puó essere adeguatamente esercitato dalla presenza dei giornalisti in aula anche senza telecamere” di cui ha vietato “l’ingresso” e “le riprese audiovisive con qualsiasi mezzo”.

Sospensione poco dopo l’inizio

È stata sospesa, dopo una decina di minuti dall’inizio, la prima udienza nel processo d’appello per l’omicidio Saman Abbass. Lo ha disposto la Corte d’assise d’appello di Bologna, presieduta da Domenico Stigliano, per consentire che gli imputati e gli interpreti nominati possano sistemarsi in vista delle deposizioni. Shaheen Nazia, mamma di Saman Abbas, per la prima volta in aula dopo la sua estradizione in Italia dal Pakistan, avvenuta alla fine dello scorso mese di agosto, è stata spostata in un primo momento nella gabbia con gli altri imputati: il padre della ragazza, e lo zio. Tra gli imputati, a piede libero, anche i cugini della ragazza, assolti in primo grado

Chiesto di sentire nuovamente il fratello 

La Procura, ricorsa in appello anche sul riconoscimento della premeditazione, chiede di acquisire un video realizzato dai Carabinieri del nucleo investigativo, una ricostruzione cronologica delle riprese delle telecamere di videosorveglianza del 29 e del 30 aprile. Il filmato servirà, secondo l’accusa, ad avere una visione ‘complessiva’ degli spostamenti dei familiari e delle ultime ore di vita della 18enne. La pm Maria Rita Pantani e la pg Silvia Marzocchi hanno chiesto, inoltre, di poter sentire nuovamente il fratello della vittima, Haider Abbas, il datore di lavoro del dei familiari, Ivan Bartoli, il perito archeologo forense Dominic Salsarola e il maggiore dei carabinieri che ha lavorato all’indagine Antonio Pallante. Tra le richieste della procura, l’ammissione delle condizioni meteorologiche del 29 aprile per dimostrare che non vi fu un maltempo tale da richiedere lavori “eccezionali”, ma che servissero in realtà per scavare la fossa per occultare il corpo della 18enne. Impostazione che non era stata accolta dai giudici. I cugini della 18enne, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, sono stati assolti in primo grado, la Procura ha impugnato la loro assoluzione. 

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