“Venerdì 31 gennaio, con una comunicazione ufficiale, Meta, la società proprietaria del servizio di messaggistica Whatsapp, ha informato Luca Casarini, uno dei nostri capomissione e tra i fondatori di Mediterranea, che il suo telefono era stato violato da una operazione di ‘spyware’ ad alto livello, attraverso l’uso di un software definito ‘tra i più sofisticati al mondo’”. Lo si legge in una nota di Mediterranea. “Meta consigliava di cambiare subito il cellulare e di rivolgersi ai propri consulenti – si legge ancora nella nota -, un team di ricerca basato all’Università di Toronto, ‘The Citizen Lab’. Quasi contestualmente testate e agenzie giornalistiche internazionali, davano la notizia della violazione dei sistemi di sicurezza di Whatsapp, che coinvolgeva 90 ‘target’ in tutto il mondo, in particolare attivisti della società civile e giornalisti. Il software utilizzato per effettuare l’infiltrazione spyware è chiamato ‘Paragon’ ed è messo a punto dalla società israeliana ‘Paragon Solution’, che ha dichiarato di averlo fornito ‘al governo degli USA e ad altre agenzie governative di intelligence di paesi alleati’”.
“Gli esperti di The Citizen Lab – si legge ancora nella nota – stanno effettuando approfondite ricerche sul telefono di Luca e nei prossimi giorni sarà possibile sapere da quanto tempo durava questa operazione. Oltre a individuare che caratteristiche abbia avuto nel carpire messaggi, contatti e materiale audio, video e fotografico. Siamo già a conoscenza di altri casi, in Italia e all’estero, che coinvolgono difensori dei diritti umani, attivisti e giornalisti di inchiesta. Sappiamo anche che per quanto riguarda Luca e altri, l’attività di soccorso in mare, e di aiuto alle persone rinchiuse nei lager libici o deportate nel deserto, sono al centro delle attenzioni dei Servizi Segreti italiani, in particolare l’Aise che opera in Libia e in Tunisia. Ma sapremo di sicuro qualcosa in più, dopo la conclusione delle investigazioni civili che stiamo conducendo grazie al supporto di team specializzati”.
La ong prosegue: “Qualche domanda sorge spontanea: il Governo italiano ha autorizzato una simile operazione? I Servizi Segreti italiani si avvalgono del software Paragon? Intanto a chi pensa di farci paura, attraverso il messaggio che in nome della ‘ragion di Stato’ tutto è permesso, rispondiamo con la serenità di chi non ha nulla da nascondere: noi proviamo in ogni modo a salvare le vite, al contrario di chi invece lascia morire migliaia di persone in mare o nel deserto. Noi non abbiamo rapporti con torturatori e trafficanti di esseri umani, al contrario invece di chi li protegge dai mandati di cattura internazionali per crimini contro l’umanità. Allo stato di paura, della violazione dei diritti umani, della ferocia contro i più deboli, noi disobbediamo per essere ‘lievito di speranza e germe di un mondo nuovo’, fondato sulla solidarietà e sulla fraternità umana. Useremo anche questa ennesima prova per imparare ad organizzarci meglio e per continuare insieme agli ultimi del mondo, il cammino della ‘cospirazione del bene’. Solidarietà a Luca e a tutte le persone che sono il bersaglio delle attenzioni morbose di chi si pensa potente e fa la faccia feroce, ma poi scappa davanti alla verità”.
Pd presenta interrogazione a Meloni su presunto spionaggio giornalisti
“Il governo italiano è cliente dell’azienda Paragon Solution? Il governo italiano ha acquistato spyware o tecnologie informatiche da tale azienda? Il governo italiano può ufficialmente smentire che siano stati spiati il direttore di Fanpage, altri giornalisti, attivisti e membri della società civile? E quali iniziative intende prendere per tutelare i propri concittadini da questo genere di azioni?”. Sono questi i quesiti contenuti nell’interrogazione parlamentare alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che i democratici Federico Fornaro e Lia Quartapelle hanno depositato oggi alla Camera.
“Il 31 gennaio – si legge nell’interrogazione – il direttore di Fanpage ha riferito di aver ricevuto un messaggio su WhatsApp da Meta che lo avvisava di un attacco spyware da parte di Paragon Solution, società israeliana di hacking. Il messaggio, inviato a circa novanta giornalisti e attivisti, indicava che lo spyware aveva potenzialmente avuto accesso ai dati dei dispositivi. Paragon ha dichiarato di fornire la propria tecnologia solo a democrazie selezionate, come gli USA e i loro alleati, negando attacchi a giornalisti e attivisti.Tuttavia, Ynet ha rivelato che il governo italiano è cliente di Paragon. Alla richiesta di confronto sulla vicenda, i media non hanno ricevuto risposte da Palazzo Chigi. Eppure la presenza dell’Italia tra i clienti di Paragon è centrale, proprio perché tra i circa novanta giornalisti e attivisti spiati c’è il direttore di una testata che si è resa protagonista di inchieste come quella sulla sezione giovani di Fratelli d’Italia, oltre ad attivisti della società civile che hanno espresso posizioni fortemente critiche nei confronti delle politiche del governo. È assolutamente necessario che la vicenda venga chiarita in tutti i suoi aspetti”.
Palazzo Chigi: “Mai spionaggio a giornalisti”
“In merito a quanto pubblicato da alcuni organi di stampa su presunte attività di spionaggio che avrebbero riguardato operatori dell’informazione, la Presidenza del Consiglio esclude che siano stati sottoposti a controllo da parte dell’intelligence, e quindi del Governo, i soggetti tutelati dalla legge 3 agosto 2007, n. 124 (Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto), compresi i giornalisti”. Così Palazzo Chigi in una nota, in cui viene spiegato che “trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità, è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. ACN ha interloquito con lo studio legale Advant, incaricato dalla società WhatsApp Ireland Limited: emerge che le utenze italiane interessate finora appaiono essere sette. Non è stata comunicata ad ACN l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy.Dalla medesima interlocuzione si ricava che le utenze fino ad ora coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili, oltre all’Italia, ai seguenti Paesi: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia. WhatsApp Ireland Limited è la società di Meta che opera nel mercato europeo, il che spiega perché le informazioni emerse riguardino esclusivamente Paesi dell’Unione Europea. Per ogni altra questione di competenza dell’intelligence relativa all’uso degli strumenti in questione, la Presidenza del Consiglio – conclude la nota – conferma la sua disponibilità a riferire all’organismo parlamentare preposto al controllo dell’attività dei servizi (Copasir)”.