La sentenza di patteggiamento disposta a carico delle due aziende fondate dalla ministra del Turismo rinviata a giudizio
Le società Visibilia Editore spa e Visibilia Editrice srl hanno messo in atto “plurime condotte di falso in bilancio dal 2016 al 2023” e “altrettanti illeciti amministrativi” senza nemmeno conseguire “un profitto di rilevante entità” ma “al contrario aggravando “la rispettiva condizione economica”. Così la gup di Milano, Anna Magelli, nella sentenza di patteggiamento disposta venerdì a carico delle due aziende fondate dalla ministra del Turismo, Daniela Santanchè, rinviata a giudizio per false comunicazioni sociali con altre 15 persone e una società del gruppo editoriale-pubblicitario. Proprio oggi il Movimento 5 Stelle ha depositato una mozione di sfiducia nei confronti della ministra.
Proprio non aver “conseguito un profitto di rilevante entità” ha consentito di escludere dalle accuse dei pm Marina Gravina e Luigi Luzi una “aggravante”, si legge nelle 13 pagine del provvedimento con cui sono state condannate rispettivamente a 63.600 euro di multa e 15mila euro di confisca (Editore) e 30mila di sanzione e 10mila di confisca (Editrice). Entrambe avrebbero mostrato “assetti organizzativi, contabili, amministrativi” che “apparivano inadeguati” come la “gestione” affidata a “terzi” della “tesoreria”. “Lacune – scrive la gup – che hanno certamente consentito la commissione dei reati”. “Dagli atti” emerge come, in particolare la società quotata in borsa e oggi guidata dall’amministratore giudiziario Maurizio Irrera, si sia garantita la “prosecuzione dell’attività di impresa” nascondendo “le ingenti effettive perdite”, “evitando le necessarie ricapitalizzazioni” e riuscendo a “mantenere la quotazione” a Piazza Affari e i “rapporti bancari e finanziari”.
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