Analisi su 40 frame delle telecamere di sorveglianza all'incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, a Milano
Ramy Elgaml “è in fase di caduta al suolo” mentre la gazzella dei carabinieri “sopraggiunge in frenata“. E’ quanto si legge nel “Fascicolo di ricostruzione dinamica” dell’incidente del 24 novembre a Milano in cui ha perso la vita il giovane di origini egiziane durante un inseguimento dei carabinieri all’incrocio tra via Ripamonti e via Quaranta, a Milano. La relazione si basa sull’analisi dei 40 frame estrapolati dalle registrazioni delle due telecamere di pubblica sorveglianza installate sui pali della luce. Nei frame precedenti, alle ore 04:03:40 lo scooter, “ancora in assetto di marcia, si approssima alla rampa pedonale, seguito a distanza molto ravvicinata” dall’auto dei carabinieri, “in frenata d’emergenza”. Quindi lo scooter “in fase di perdita dell’assetto di marcia, si inclina sul fianco sinistro”.
Nel frame in esame, si legge nel testo “ha origine la prima traccia di abrasione del manto stradale prodotta dalle sottostrutture del veicolo, rilevata nei rilievi tecnici all’uopo effettuati, riferibile alle prime fasi del suo ribaltamento sul fianco sinistro”. Al frame 29, mentre lo scooter Tmax guidato dall’amico di Ramy, Fares, “continua la sua fase di ribaltamento sul fianco sinistro, è possibile notare il passeggero dello stesso perdere l’equilibrio“. Nel frame successivo Ramy, infine, “è in fase di caduta al suolo mentre” l’auto dei carabinieri “sopraggiunge in frenata”.
Il fascicolo di ricostruzione dinamica della polizia locale segue la prima comunicazione di notizia di reato trasmessa dall’unità radiomobile alla Procura di Milano, secondo cui “quando entrambi i veicoli si trovavano nell’area di manovra dell’intersezione, si verificava la collisione laterale tra la parte anteriore del fianco sinistro” della gazzella “e la parte posteriore del fianco destro” dello scooter. “A causa ditale urto – proseguiva il documento – il motociclo Yamaha Tmax si ribaltava al suolo sul fianco sinistro ed avanzava sulla platea stradale tino alla posizione di quiete in cui è stato trovato”.
Al momento no accusa omicidio volontario per carabinieri
I carabinieri coinvolti nell’inseguimento di Ramy Elgaml non saranno indagati per omicidio volontario con dolo eventuale sicuramente almeno fino all’esito delle consulenze cinematiche e sui dispositivi elettronici disposte dalla Procura di Milano. È quanto si apprende da fonti investigative all’esito della doppia riunione in Procura, ieri e oggi pomeriggio, fra il Procuratore Marcello Viola, l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pm titolari del fascicolo per omicidio stradale, favoreggiamento e depistaggio, Marco Cirigliano e Giancarla Serafini. Fondamentali saranno gli esiti della consulenza, affidata all’ingegner Domenico Romaniello, per ricostruire velocità, dinamica e cause dell’incidente che ha provocato la morte del 19enne e quella informatico-forense su dispositivi elettronici, affidata all’ingegner Marco Tinti, il cui obiettivo principale è provare a estrarre il video dello schianto di via Ripamonti angolo via Quaranta che sarebbe stato girato con lo smartphone dal testimone oculare – un driver di NCC – che poi sarebbe stato costretto a cancellarlo su ordine delle divise. Dimostrare l’esistenza di un file, anche se successivamente rimosso, sarà sicuramente “accertato”, affermano fonti inquirenti mentre il “recupero del video” è molto “difficile” ma non “impossibile” e dipende da variabili come i sistemi di criptatura del dispositivo. La linea dei pm è quella di ulteriori ‘approfondimenti’ dopo che sono diventati pubblici i video dell’inseguimento del 24 novembre, mostrati in anteprima dal Tg3. Per fare chiarezza ogni parola registrata nelle conversazioni sarà associata al singolo carabiniere che l’ha pronunciata, tutti identificati e riconoscibili, inclusi quelli in servizio alla centrale. Sulla decisione di modificare il capo d’imputazione, comunque più avanti nel tempo, cruciali saranno gli esiti delle consulenze.
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