Resta "parere negativo" a domiciliari almeno fino all'udienza fissata per il 15 gennaio

Alla Procura generale di Milano non è arrivato nessun nuovo documento dagli Stati Uniti riguardante Mohammed Adebini Najafabadi, l’ingegnere meccanico svizzero-iraniano arrestato lo scorso 16 dicembre a Malpensa su richiesta di Washington con le accuse di cospirazione, associazione a delinquere e violazione delle leggi sul commercio di materiale dual-use civile e militare con l’Iran, in vista della prima udienza per l’estradizione fissata per il 15 gennaio. La Procuratrice generale Francesca Nanni per il momento non ha tuttavia modificato il proprio “parere negativo” rispetto alla richiesta di domiciliari, presentata alla quinta sezione della Corte d’appello dall’avvocato Alfredo De Francesco, che assiste il 38enne, accusato dagli Usa di aver utilizzato la propria società svizzera per permettere a Teheran di installare tecnologia sui droni in uso al Corpo dei Guardiani della Rivoluzione e in particolare sul drone che il 28 gennaio 2024 ha colpito una base in Giordania e ucciso tre soldati americani.

Nanni ha ritenuto che “la messa a disposizione di un appartamento e il sostegno economico da parte del Consolato dell’Iran” con “eventuali divieto di espatrio e obbligo di firma” non siano un’idonea garanzia per “contrastare il pericolo di fuga” dell’ingegnere. Rimane ferma, per ora, e in attesa degli sviluppi della vicenda legata a doppio filo al destino di Cecilia Sala, la giornalista di Chora Media e de Il Foglio arrestata in Iran e rinchiusa dal 19 dicembre nella prigione di Evin, anche l’indagine assegnata dal Procuratore di Milano all’aggiunto Eugenio Fusco sull’arresto di Abedini. È stata aperta, come da prassi, a modello 45 (senza indagati né ipotesi di reato) a seguito della comunicazione da parte della sezione antiterrorismo della Digos di Milano e da personale dell’Ufficio di Polizia di frontiera in servizio a Malpensa dell’esecuzione di un arresto ai fini estradizionale dell’iraniano con passaporto svizzero. Da quanto si apprende al momento gli inquirenti non hanno ‘esigenze’ investigative immediate. 

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