“Sono un papà. Un papà normalissimo che ha vissuto una storia a dir poco tragica“. È l’esordio dell’intervento di Gino Cecchettin – il papà di Giulia, la studentessa uccisa un anno fa dall’ex fidanzato Filippo Turetta – davanti a 500 studentesse e studenti di venti scuole superiori nell’ambito dell’evento ‘Dieci domande sulla violenza‘, organizzato dall’Università di Bologna in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre. “So che, di fronte a un dolore così forte, resti immobilizzato. Attraverso la mia voce penso di interpretare anche chi non ha avuto la forza di reagire e per tutte le donne che sono state colpite dalla violenza di chi le doveva amare e invece le ha uccise o ha dato loro tanta sofferenza quotidiana”, ha sottolineato Cecchettin, pensando a quei genitori che hanno vissuto la sua stessa, tragica esperienza. “Io vedevo Giulia felice. Nella quotidianità era la Giulia di sempre. Questo è il sintomo che, a volte, quella violenza di cui stiamo parlando oggi, si insinua nella famiglia e non è facile riconoscerla. Giulia mi diceva: ‘Filippo non farebbe male a nessuno’. Probabilmente lei non si rendeva conto che era già stata avvolta dalle spire di una violenza subdola: lo stalking”, ha spiegato Cecchettin. “Filippo la voleva per sé. In ogni momento in cui c’è mancanza di libertà, c’è violenza”.
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