Dalla denuncia al ritrovamento del corpo, fino all'autopsia che ha evidenziato i tentativi di avvelenamento della 29enne da parte di Alessandro Impagnatiello
Con la richiesta di condanna all’ergastolo da parte dei pubblici ministeri della procura di Milano, Alessia Menegazzo e Letizia Mannella, nei confronti di Alessandro Impagnatiello, si sta per chiudere il processo in primo grado per l’omicidio di Giulia Tramontano, la 29enne uccisa con 37 coltellate a Senago nel maggio 2023 mentre era incinta al settimo mese. Un delitto per cui Impagnatiello, l’ex compagno della ragazza, è reo confesso ed è sotto processo davanti alla Corte d’Assise di Milano. Ecco tutte le tappe della vicenda, dalle indagini alle udienze.
La denuncia e il ritrovamento del corpo
È il 28 maggio 2023 quando Alessandro Impagnatiello, barista presso l’Armani Caffè di Milano, va dai carabinieri per denunciare la scomparsa di Giulia Tramontano, la compagna di 29 anni incinta di sette mesi di Thiago, il figlio della coppia. Le ricerche durano pochi giorni: la notte del 31 maggio il castello di carte eretto dal 31enne per coprire il vero destino della ragazza cade. Giulia Tramontano non è scomparsa, come lui era andato a denunciare ai carabinieri, ma è stata uccisa fra le 19 e le 20.30 di sabato 27 maggio 2023, dentro la loro casa di via Novella 14 a Senago, nel Milanese. Il corpo è stato dato alle fiamme due volte: con alcol etilico nella vasca da bagno e la benzina all’interno di un garage. Incellophanata e trasportata dall’uomo nel bagagliaio della sua macchina, una T-Roc bianca, verso un’intercapedine in via Monte Rosa, sempre a Senago, dove è stata ritrovata. Quella notte del 31 maggio, la confessione resa alla pm Alessia Menegazzo e all’aggiunta Letizia Mannella. “L’ho uccisa io con due coltellate”, ha detto lucido e senza piangere prima di indicare agli uomini del Nucleo investigativo dell’Arma di Milano dove cercare.
L’autopsia
La Procura di Milano lo accusa di omicidio volontario pluriaggravato, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non consensuale. Impagnatiello, secondo le risultanze dell’autopsia, ha colpito Giulia Tramontano con almeno 37 coltellate di cui due alla gola, mortali, che hanno reciso la carotide e la succlavia – l’arteria sotto la clavicola. La 29enne non sarebbe riuscita a proteggersi e le lesioni sul corpo della donna, incinta al settimo mese di gravidanza, non mostrano segni di difesa.
I tentativi di avvelenamento
Secondo quanto emerso dal processo, inoltre, il bartender aveva iniziato ad avvelenare la vittima fin dall’inizio della gravidanza. Giulia Tramontano aveva raccontato alla sua famiglia che tutto aveva un sapore strano: l’acqua, i pomodori. Lui, di sera, le portava una tisana. Avvelenata con veleno per topi, con dosi aumentate poco prima dell’omicidio. Secondo gli inquirenti, Impagnatiello ha fatto “ricerche su internet” su come “disfarsi del cadavere” e avrebbe utilizzato il telefono della ragazza dopo l’orario presunto della morte per depistare. Dal numero della vittima ha risposto anche alle chat, preoccupate, della sua ‘amante’ e collega di 23 anni che quel pomeriggio aveva incontrato Giulia per un chiarimento reciproco. “Lasciami in pace, ti ho mentito”, scrive all’altra per poi correre sotto casa di lei alle 2 di notte a Milano a dirle “il figlio non è mio, se n’è andata, ora sono un uomo libero“. L’inglese – talmente spaventata dalle ultime scoperte a cominciare da un test di paternità falsificato – non gli ha aperto la porta.
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