Milano, maxi frode informatica: arrestato a Malpensa 43enne italo-australiano

Milano, maxi frode informatica: arrestato a Malpensa 43enne italo-australiano
ILLUSTRATION – A man uses the illuminated keyboard of a laptop, the monitor of which is open to a hacking program in Rottweil, Germany, 12 November 2016. Photo by: Silas Stein/picture-alliance/dpa/AP Images

Profitti illeciti per 31 milioni di dollari

Un 43enne italo-australiano ricercato in tutto il mondo da oltre 3 anni per gravi reati di frode telematica e riciclaggio è stato arrestato all’aeroporto di Milano Malpensa dalla Polizia di Stato. Lo riferisce la Polizia, spiegando che l’arresto è avvenuto in esecuzione di un mandato emesso dalla Corte distrettuale del Nord Carolina, negli Usa, che accusa l’uomo di appartenere a un’associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, al danneggiamento di apparati telematici protetti da misure di sicurezza e al riciclaggio del denaro illecitamente ricavato. L’Fbi, per il tramite del Servizio per la Cooperazione internazionale di Polizia e dello specialista cyber della Polizia Postale operante presso l’ambasciata d’Italia a Washington, aveva richiesto la collaborazione della Polizia italiana per un possibile transito del ricercato in Italia. Le immediate ricerche lanciate dagli operatori del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica (C.O.S.C.) – Polizia Postale di Milano, in collaborazione con l’Ufficio Polizia di Frontiera di Malpensa, hanno permesso nel giro di poche ore di individuare l’uomo mentre si trovava su un volo proveniente da Singapore e di arrestarlo non appena sbarcato nello scalo lombardo.

Colpiti soprattutto anziani e persone particolarmente vulnerabili

Le accuse all’arrestato riguardano una frode informatica risalente a qualche anno fa, che ha colpito trasversalmente un gran numero di internauti, soprattutto anziani e persone particolarmente vulnerabili. Nello specifico, sui monitor dei pc compariva improvvisamente un messaggio che informava che il computer era ‘compromesso’ e bloccato per via di un errore. Il messaggio proseguiva con l’indicazione di un ‘codice di errore’ e con l’invito a contattare con urgenza un call center, di cui veniva fornito il numero di telefono, per ottenere assistenza tecnica e per evitare la perdita di dati personali e la ‘disattivazione’ del computer. Il messaggio non era veritiero ma veniva generato da un malware diffuso dalla banda criminale di cui faceva parte il 43enne italo-australiano arrestato dai poliziotti della postale milanese. Chiamando il numero indicato, infatti, l’utente veniva invitato a fare un pagamento per l’assistenza tecnica, senza però ottenere alcun risultato.

Profitti illeciti per 31 milioni di dollari

Le indagini dell’Fbi, oltre a identificare gli autori della grave frode informatica condotta su scala mondiale (per la quale la legge Usa prevede una pena massima di 30 anni di reclusione laddove siano presenti almeno 10 vittime di età superiore ai 55 anni), hanno permesso di quantificare in 31 milioni di dollari l’ammontare dei profitti illeciti conseguiti dai cyber-criminali. Al momento dell’arresto l’uomo aveva con sé diverse migliaia di euro in contanti, alcuni dispositivi informatici, carte di credito e 2 orologi di valore. Il 43enne arrestato si trova attualmente nel carcere di Busto Arsizio, a disposizione delle autorità italiane in attesa del completamento delle procedure di estradizione. L’operazione di polizia – che aveva già consentito, nello scorso mese di luglio, l’arresto in Italia di un altro cyber-criminale latitante e ricercato dal Federal Bureau of Investigation – è il risultato di una strutturata cooperazione tra l’agenzia investigativa americana e la Polizia di Stato, ulteriormente rafforzata dal reciproco accredito presso le rispettive sedi centrali – in Italia e negli Stati Uniti – di personale specializzato nel contrasto ai crimini informatici. 

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