Il ministro Piantedosi: "Inevitabile il no a manifestazioni che celebrano il 7 ottobre"

Nonostante l’esplicito divieto del ministero dell’Interno di organizzare manifestazioni pro-Palestina in coincidenza con l’approssimarsi del 7 ottobre, primo anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, i gruppi organizzati a sostegno della Palestina non retrocedono dall’intenzione di scendere in piazza. Per sabato 5 ottobre, con raduno alle 14 a Piramide, è in programma a Roma la manifestazione nazionale promossa dai Giovani Palestinesi, Associazione dei Palestinesi in Italia, Unione Democratica Arabo Palestinese e Comunità Palestinese d’Italia, che attraverso i social lanciano il loro guanto di sfida al Viminale con uno slogan eloquente: “Scendiamo comunque in piazza, non un passo indietro“. Su Instagram, i sostenitori palestinesi ribadiscono: “Pretendiamo che lo Stato italiano si ritiri dall’aggressione genocida in Palestina. Per ritiro si intende fermare la vendita e l’invio di armi verso l’entità coloniale sionista, ovvero Israele; cessare ogni accordo militare con l’entità coloniale sionista; cessare ogni accordo accademico con l’entità coloniale sionista; richiamare i cittadini italiani che in Palestina combattono tra le fila dell’esercito di occupazione sionista e impedire questa pratica; riconoscere il diritto al ritorno e alla resistenza del popolo palestinese; sospendere la propaganda di guerra messa in atto in ogni canale d’informazione e nei luoghi della formazione; ritirare ogni provvedimento repressivo e di censura che colpisce o chi si schiera al fianco del popolo palestinese”.

Piantedosi: “Inevitabile il no a manifestazioni che esaltano 7 ottobre”

Poche ore prima il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a margine della riunione del Comitato per l’Ordine e la Sicurezza a Firenze, aveva affrontato l’argomento spiegando: “Noi non vietiamo quasi mai le manifestazioni, difendiamo il diritto costituzionale di manifestazione del pensiero, e anche per una tendenza a voler gestire il dissenso problematico e critico. Però, con preavvisi che in maniera più o meno allusiva tendevano a celebrare la data del 7 ottobre come l’esaltazione di un eccidio, francamente non era possibile lasciar fare. Ho letto che qualcuno in barba al divieto pensa di manifestare, vedremo. Ma esiste una posizione di principio e una operativa”.

Gli attivisti: “Chiediamo fine immediata del genocidio”

Dal canto loro, gli attivisti pro-Palestina proseguono: “Chiediamo la fine immediata del genocidio in Palestina; supportiamo la legittima pretesa di liberazione di tutta la Palestina storica, ‘dal fiume al mare’; supportiamo l’obiettivo dello smantellamento dell’entità sionista in quanto progetto coloniale di insediamento basato sulla pulizia etnica e sul genocidio sistematico del popolo palestinese, così come è stato riconosciuto dalla Corte Internazionale di Giustizia (24 maggio 2024); in questa fase critica rimarchiamo la necessità dell’unità nazionale palestinese sulla base della resistenza contro l’occupante; chiediamo la liberazione di tutti gli ostaggi palestinesi detenuti nelle carceri israeliane; chiediamo al movimento per la Palestina di andare oltre la semplice ‘solidarietà’ e mettere in pratica azioni di boicottaggio dirette a danneggiare gli interessi israeliani e quelli dell’imperialismo europeo e statunitense in Italia, in particolare nel settore militare, dell’industria bellica e della ricerca; supportiamo incondizionatamente la resistenza palestinese in Palestina”.

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