Prima notte in cella dopo la cattura: sorvegliato a vista. Si teme che possa compiere atti di autolesionismo

Giacomo Bozzoli, catturato giovedì sera nella sua abitazione di Soiano (Bs) dopo 11 giorni di latitanza, ha trascorso la sua prima notte in cella nel carcere di Canton Mombello. Il 39enne, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli, si trova rinchiuso in una cella singola, e viene sorvegliato a vista dagli agenti penitenziari. Si tratta di una scelta dettata dal timore che possa compiere atti di autolesionismo. Nelle prossime ore l’uomo sarà interrogato dal magistrato, al quale riferirà come ha trascorso i giorni di latitanza, dopo la fuga in seguito alla sentenza con cui la Cassazione ha reso definitiva la condanna al carcere a vita. 

Trasferimento in corso a Bollate

Giacomo Bozzoli è in arrivo al carcere milanese di Bollate. Partito intorno alle 17 dalla casa circondariale Canton Mombello di Brescia è atteso a breve nel penitenziario di via Belgioioso, nel Milanese.

Vorrei vedere mio figlio

Nelle ultime ore, come appreso da LaPresse, è emersa la richiesta di Bozzoli di vedere il figlio di 9 anni. L’uomo avrebbe chiesto informazioni su come fare per poterlo incontrare al più presto. Il 39enne, condannato all’ergastolo per l’omicidio dello zio Mario Bozzoli, si trova rinchiuso in una cella singola, e viene sorvegliato a vista dagli agenti per evitare atti autolesionistici. È ipotizzabile un trasferimento a breve in un altro carcere, verosimilmente quello milanese di Opera.

Al momento dell’arresto Bozzoli si è professato innocente. La procura di Brescia ha aperto un fascicolo co l’ipotesi di ‘procurata inosservanza della pena’. “Faremo le dovute verifiche – ha spiegato il procuratore capo di Brescia, Francesco Prete – Abbiamo seguito il regolamento del ministero della Giustizia e, non appena è stata emessa la condanna a suo carico, nel più breve tempo possibile abbiamo emesso l’ordine di carcerazione e quando i carabinieri sono andati a casa sua, non c’era. Prima era un uomo libero, appena ricevuta la notizia della condanna, è partita la procedura”.

Potrebbe esserci una “coincidenza” che “è da verificare”, secondo gli inquirenti, tra il fatto che il figlio di nove anni sia stato sentito in procura in audizione protetta fino alla tarda serata di ieri e il fatto che oggi Bozzoli sia stato rintracciato nella sua villa. “È una mia deduzione – ha sottolineato Prete – ma non è da escludere che sia tornato in Italia per mantenere i contatti con il figlio“.

Cosa non si sa della latitanza di Bozzoli

Adesso, compito degli inquirenti sarà ricostruire come e quando Bozzoli è tornato nella sua casa: il 30 giugno, infatti, le telecamere di sicurezza lo avevano ripreso mentre si trovava nella hall di un albergo di Marbella, in Spagna, e si credeva che nei giorni successivi potesse essere fuggito all’estero utilizzando un passaporto falso. La moglie e il figlio di nove anni sono tornati in Italia con un treno il 5 luglio, ma di Bozzoli non c’era traccia. Si cercherà adesso di capire se l’uomo abbia fatto ritorno in patria prima o dopo i suoi familiari, e soprattutto come ha fatto a ritornare in casa senza essere visto da nessuno

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