Identificati 32 lavoratori irregolari di cui sette in nero e due clandestini

I carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Milano hanno dato esecuzione a un decreto di amministrazione giudiziaria emesso dalla sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano nei confronti di Manufactures Dior. Nell’inchiesta del pubblico ministero Paolo Storari, che ha chiesto l’emissione della misura, il ramo produttivo del gruppo è ritenuto “incapace di prevenire e arginare fenomeni di sfruttamento lavorativo nell’ambito del ciclo produttivo” e di non aver messo in atto misure per prevenire il caporalato nelle aziende appaltatrici. I militari del Nil hanno accertato, a partire da marzo 2024, l’esistenza di quattro opifici nelle province di Milano, Monza e Brianza in cui sono stati identificati 32 lavoratori irregolari di cui sette in nero e due clandestini. La produzione avveniva in “condizioni di sfruttamento” con paghe “sotto soglia”, “orario di lavoro non conforme” e “ambienti di lavoro insalubri” oltre a “gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro”. Si tratta della terza inchiesta della Procura di Milano sul mondo dell’alta moda dopo quelle su Alviero Martini spa e Armani Operations.

Pm: “In appalti Dior rimossi dispositivi sicurezza per aumento produzione” 

 “E’ stata riscontrata la rimozione dei dispositivi di sicurezza che hanno lo scopo di impedire che il lavoratore, durante l’utilizzo delle stesse, possa entrare in contatto con i meccanismi mossi elettricamente o che pezzi del prodotto smerigliato possano essere proiettati negli occhi dell’operatore. In particolare, è stata accertata la rimozione dalle macchine taglia strisce e profilatrici e dalle spazzolatrici industriali degli schermi di sicurezza in plexligass; inoltre per due macchinari non erano funzionanti i dispositivi di spegnimento d’emergenza”. E’ quanto si legge agli atti dell’inchiesta dei pubblici ministeri di Milano, Paolo Storari e Luisa Bollone, sulla filiera di appalti di Dior che ha portato al commissariamento di Manifactures Dior, il ramo fabbricazione di articoli da viaggio, borse e pelletteria del marchio dell’alta moda, con hub produttivi a Scandicci (Firenze) e Fosso (Venezia). In particolare, le informative dei carabinieri del Nucleo ispettorato lavoro di Milano hanno rilevato le irregolarità in una società appaltatrice di Opera, nel milanese, gestita da una donna cinese e il compagno colombiano dove il 21 marzo 2024 sono stati trovati 23 lavoratori, anche irregolari o in nero, all’intero di “camere da letto” sopra ai “laboratori produttivi”. Secondo l’inchiesta la “rimozione” dei “dispositivi” di sicurezza sui macchinari avrebbe permesso un “aumento della capacità produttiva dell’operatore a discapito della propria incolumità” e di “un elevato rischio di infortunio”. 

Pm: “Borse acquistate a 53 euro da Dior e rivendute a 2.600 euro”

Un “modello di borsa” acquistato da Dior a un “prezzo pari a 53 euro” da opifici cinesi e rivenduto al “dettaglio a 2.600 euro”, si legge ancora negli atti dell’inchiesta.

Operai addestrati: “Dormiamo qui ma non lavoriamo”

Gli operai degli opifici clandestini che lavorano nella filiera di Dior sarebbero stati “preparati a dichiarare, in caso di controlli, di non essere impiegati nell’azienda, adducendo le più disparate ed inverosimili motivazioni circa la loro presenza all’interno dei locali della pelletteria”. Lo fanno sapere i pm di Milano. Alcuni lavoratori, tutti stranieri per lo più cinesi o asiatici, hanno infatti dichiarato di trovarsi nei dormitori abusivi per “effettuare un colloquio di lavoro”. Un altro di “essere arrivato a Milano da Cesena il 10 marzo scorso e di dormire presso l’azienda perché conosce il titolare, ma non di lavorare in azienda”. Alcune operaie hanno riferito di trovarsi nella “camera da letto” di una loro “amica”. “Nessun lavoratore – si legge nelle 34 pagine del decreto di amministrazione giudiziaria disposta per Manufactures Dior – ha dato una spiegazione plausibile del perché dormisse in azienda” Le dichiarazioni, inoltre, “risultano in contrasto” con quelle rese da altri lavoratori e dipendenti delle società intermediarie fra opici cinesi il brand di alta moda che “hanno affermato di aver visto i cittadini cinesi che, nella mattinata dell’ispezione, si trovavano al piano superiore dell’azienda, lavorare nel reparto produzione alla cucitura ed incollaggio delle pelli”. 

Un lavoratore: “Non mi pagano, mio cognato dà vitto e alloggio”

Nessuna “retribuzione” ma il “cognato” riconosciuto come “datore di lavoro” che gli “consegna qualcosa”. Lo ha dichiarato ai carabinieri del Nucleo ispettorato lavoro di Milano e ai pm un lavoratore cinese, senza permesso di soggiorno, impiegato negli appalti di Dior. In particolare il lavoratore della società New Leather Italy srls è stato individuato durante un’ispezione il 9 aprile 2024 quando all’arrivo dei militari si sarebbe dato “alla fuga” assieme ad altre due persone “scavalcando il muro di recinzione che delimita il laboratorio” prima di essere raggiunto e identificato. L”operaio lavorerebbe “all’occorenza” senza un “vero e proprio orario” e invece di uno stipendio riceverebbe “vitto e alloggio”. 

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