La Corte di Cassazione ha confermato i 23 anni di reclusione nei suoi confronti e i 17 anni e 9 mesi per Anna Beniamino

Sono definitive le condanne, rispettivamente a 23 anni e a 17 anni e 9 mesi di carcere, per gli anarchici Alfredo Cospito e Anna Beniamino nell’ambito del processo per l’attentato alla ex caserma allievi carabinieri di Fossano, nel Cuneese, nel 2006. Lo ha deciso la Corte di Cassazione

I fatti del 2 giugno 2006

Cospito, noto alle cronache per aver portato avanti per circa sei mesi uno sciopero della fame per protestare contro il regime di 41 bis a lui imposto, è attualmente detenuto nel carcere di Sassari. Stava già scontando la pena per un altro delitto quando è stato accusato dell’attentato. L’attacco, avvenuto il 2 giugno 2006 e rivendicato con la sigla ‘Rivolta Animale e Tremenda/Federazione Anarchica Informale’ (RAT/FAI), vide l’impiego di due ordigni, uno di minore portata – da far esplodere come richiamo – e un altro, a tempo, ad alto potenziale. Cospito ha sempre dichiarato che si trattava di “due attentati dimostrativi in piena notte, in luoghi deserti, che non dovevano e non potevano ferire o uccidere nessuno“.

Il processo

Per quell’attentato, l’anarchico fu in un primo momento condannato a 20 anni di reclusione per reato di strage. Ma la Corte di Cassazione decise che i fatti dovessero invece rientrare nella più grave fattispecie dell’art. 285 del codice penale in quanto “diretti ad attentare alla sicurezza dello Stato“: un reato punito con la pena dell’ergastolo. Quindi, la Corte d’Assise d’appello di Torino, nel processo di rinvio, rimise gli atti alla Corte Costituzionale per stabilire se l’obbligo di stabilire l’ergastolo fosse costituzionale anche in un caso di attentato senza vittime come quello a Fossano. 

Con una sentenza del 18 aprile 2023, accogliendo la questione di costituzionalità, la Consulta ha dichiarato l’incostituzionalità della norma che vincolava la Corte di merito ad emettere una sentenza di ergastolo. In particolare, secondo i giudici, era “costituzionalmente illegittima” la norma che vieta al giudice “di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo”.

Il 26 giugno 2023, dunque, in un nuovo processo di rinvio, la Corte d’assise d’appello di Torino – riconoscendo l’attenuante del ‘fatto lieve’ – ha di conseguenza rideterminato la pena in 23 anni di reclusione. La procura generale aveva chiesto l’ergastolo.

Mercoledì il capitolo fine della vicenda: la sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato dalla procura generale della Corte d’Appello di Torino e, contestualmente, ha dichiarato inammissibili i ricorsi delle difese: confermata quindi la sentenza di secondo grado.

Gli altri processi di Cospito

Nel 2014 Cospito è stato condannato a 10 anni e 8 mesi per la gambizzazione dell’ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, nel 2012, rivendicato dalla sigla Nucleo Olga Fai-Fri, Federazione anarchica informale-Fronte rivoluzionario internazionale. Pescarese, classe ’67, Cospito è il primo caso di un anarchico al 41 bis, una disposizione introdotta nell’ordinamento penitenziario italiano con una legge nel 1986, in funzione di lotta e contrasto alle mafie. 

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