L'omicidio ad Arce, in provincia di Frosinone, tra il primo e il 2 giugno del 2001

Testimonianze di compaesani della vittima e forse anche dell’assassino che alimentano più i dubbi che le certezze. Si infittiscono sempre di più i misteri e le perplessità sulla ricostruzione dell’omicidio di Serena Mollicone, avvenuto ad Arce, in provincia di Frosinone tra il primo e il 2 giugno del 2001. Dopo 23 anni dal delitto della studentessa di 19 anni, ritrovata morta nel bosco di Fontecupa, nel comune di Fontana Liri, in Ciociaria, davanti ai giudici della corte d’Assise d’Appello di Roma si è cercato ancora una volta di mettere ordine tra le dichiarazioni dei testi in aula e di far riemergere la verità, nonostante i tanti “non ricordo” e “in corte d’Assise non avevo detto questo” pronunciati dai testi.

Laura Ricci, l’ex fidanzata di Marco Mottola, imputato insieme alla madre Annamaria, al padre Franco, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce con i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quadrale, sentita come teste ha dichiarato: “Ricordo Marco Mottola, con cui sono stata insieme dal 2002 quasi un anno dopo l’omicidio di Serena, come un ragazzo che si lasciava scivolare tutto addosso e quasi incapace di reagire violentemente anche alle provocazioni. Secondo me non era capace di uccidere. L’unica volta che lo vidi preoccupato e dispiaciuto fu quando con la famiglia andarono via da Arce. Marco fumava, oltre alle normali sigarette, anche hashish e marjuana. Marco Mottola mi chiese una scheda telefonica, che apparteneva a lui. All’epoca avevo 17 anni. A distanza di tempo ho pensato di essere stata usata per fornirgli un alibi e strumentalizzata da lui”.

Un colpo di scena, anche se negli atti d’indagine era già emersa la circostanza, è stata la testimonianza di Mariapia Fraioli, mai sentita in primo grado in corte d’Assise a Frosinone, che nella sua deposizione si è soffermata su un particolare che potrebbe dare nuova linfa al debole quadro accusatorio. Quando “rientrai a casa casa nel primo pomeriggio del 2 giugno” (il giorno dopo la scomparsa di Serena Mollicone ndr) “a casa c’era mio zio Carmine Belli: gli chiesi ‘hai saputo chi è scomparsa?’ Lui disse di no. Allora gli feci vedere un volantino con la foto di Serena che avevamo per le ricerche. Lui mi disse che l’aveva vista venerdì mattina litigare davanti al bar Chioppetelle con un ragazzo biondino e che lei piangeva. Disse ‘è proprio lei’. Per questo lo invitai ad andare in caserma per dire che l’aveva vista. Disse che Serena aveva pantaloni neri e una maglietta rossa. Del ragazzo disse che era biondino e alto quanto Serena”. Il 16 marzo, verrà ascoltato Carmine Belli, che venne accusato del delitto e poi assolto in Cassazione. 

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