È polemica a Turbigo, centro del milanese, dopo che il sindaco Fabrizio Allevi (FdI) ha comunicato alla locale associazione islamica ‘Moschea Essa’ che il Comune “non ha la disponibilità di alcuno spazio” per la festa di fine Ramadan. L’associazione aveva presentato la richiesta lo scorso 26 febbraio in vista dei prossimi 9 e 10 aprile. “I motivi del diniego – si legge nella comunicazione di venerdì – si sostanziano, in particolare, sulla carenza di organico comunale (come ufficio tecnico, polizia locale, protezione civile, etc.), la quale non consentirebbe di garantire sicurezza, ordine pubblico, viabilità e condizioni igienico-sanitarie”. Inoltre “non è possibile individuare un luogo idoneo ad ospitare la celebrazione in quanto non si è in grado di stabilire quante persone parteciperebbero”. L’invito del primo cittadino, pertanto, “è di individuare uno spazio privato proprio o di terzi soggetti così da poter organizzare la celebrazione e dar luogo ad un evento che consenta la piena condivisione e valorizzazione della tradizione della comunità musulmana“. Contro la decisione del sindaco FdI ha annunciato ricorso al Tar l’avvocato Luca Bauccio, che rappresenta la comunità islamica di Turbigo. “Impugneremo entro oggi questo provvedimento che riteniamo pretestuoso e motivato solo da ragioni propagandistiche e di bassa politica”, spiega Bauccio a LaPresse. “È impensabile – secondo il legale – che il primo cittadino non trovi un piccolo spazio dove ospitare dei concittadini che voglio solo scambiarsi gli auguri di fine Ramadan. Questo provvedimento rivela un atteggiamento fazioso e pregiudizievole e va contro lo statuto comunale e anche contro la Costituzione”.
Il sindaco: “Motivi di sicurezza, non ideologici”
“Nessun motivo ideologico” ma solo di “sicurezza, viabilità e ordine pubblico”, ha nuovamente assicurato a LaPresse il sindaco Allevi. “Nella lettera è scritto molto chiaramente il motivo per cui noi abbiamo delle grosse difficoltà a reperire uno spazio idoneo, anche perché quello è un giorno in cui ci sono le scuole aperte e gli spazi coperti che abbiamo sono solo interni alla scuola, mentre quelli all’aperto hanno delle difficoltà di vario tipo“, ha spiegato Allevi. “Per garantire una manifestazione in sicurezza – ha proseguito l’esponente di FdI – noi abbiamo necessità di mettere a disposizione del nostro personale polizia locale, protezione civile e operai, e in questo caso avremmo delle grosse difficoltà a farlo, anche in considerazione del fatto che non abbiamo un’idea di quante persone possano partecipare. Se si tratta di centinaia di persone, magari anche da fuori, diventa, difficile da gestire per un comune piccolo come il nostro, che non ha un’area feste attrezzata”. Dunque, “non c’è nulla di preclusivo e di ideologico, ma solo una constatazione dei fatti”, sostiene il sindaco, aggiungendo che con la comunità islamica “non abbiamo mai avuto problemi. Ho riunito più volte la giunta in questi giorni e nessun partito di centrodestra si è fatto vivo per dirci dovete fare o non fare questo”. Quanto al ricorso annunciato dal legale dell’associazione ‘Moschea Essa”, “spiace che si arrivi a questo. Io come tutti i sindaci ho giurato sulla Costituzione e se ci sarà un pronunciamento del giudice che dovrò rispettare, troveremo una soluzione”, ha concluso.
Tar dispone intervento Prefetto
Il prefetto di Milano, Claudio Sgaraglia, dovrà avviare un confronto tra il Comune di Turbigo e la Comunità islamica entro la giornata di lunedì 8 aprile “affinché si valuti la sussistenza o meno di comprovati motivi di sicurezza o incolumità pubblica che impediscano o meno lo svolgimento in quei giorni della festività” di fine Ramadan, nel “campo sportivo” o negli “spazi scoperti (e, solo in caso negativo, di quelli coperti)”. È quanto ha disposto il Tar della Lombardia, accogliendo il ricorso dell’Associazione Moschea Essa contro la decisione del sindaco di Turbigo, Fabrizio Allevi, di non concedere spazi pubblici per la festa de 9 e 10 aprile, ritenendo “non idonei” quelli individuati dagli islamici. L’accoglimento del ricorso è limitato “esclusivamente all’adempimento da parte del Prefetto di Milano o di un suo idoneo delegato” all’esito del quale il Comune “valuterà l’adozione delle relative determinazioni, in tempo utile per l’avvio (o meno) della festività”, scrive il presidente della V Sezione del Tar lombardo, Daniele Dongiovanni. Allo stato, infatti, il giudice non può “adottare deliberazioni che rischierebbero di sostituirsi all’amministrazione competente, senza un’adeguata fase istruttoria e di contraddittorio processuale, anche in ragione delle delicate valutazioni da svolgere nel caso di specie”.

