È la fotografia scattata dall'Istat: "Emerge un saldo naturale ancora fortemente negativo"

Al 1 gennaio 2024, la natalità si conferma in picchiata: con appena 379mila bambini venuti al mondo, arriva “l’ennesimo minimo storico di nascite, l’undicesimo di fila dal 2013”. È la fotografia scattata dall’Istat negli indicatori demografici del 2023, sottolineando che “il processo, di denatalità dal 2008 non ha conosciuto soste”. Allo stesso tempo calano anche i decessi, arrivando a 661mila, l’8% in meno sul 2022, “dato più in linea con i livelli pre-pandemici rispetto a quelli che hanno caratterizzato il triennio 2020-22”.

Emerge così “un saldo naturale ancora fortemente negativo per 281mila unità”. Di fatto, l’Istat calcola un rapporto di “sei neonati e 11 decessi per ogni 1.000 abitanti”. Attualmente, la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità (ma sono dati ancora provvisori), in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti).

La riduzione della natalità – osserva ancora l’Istat – riguarda indistintamente tutti i nati, sia i bambini di cittadinanza italiana che quelli di cittadinanza straniera, che nel 2023 sono 50mila (il 13,3% del totale), cioè 3mila in meno rispetto al 2022. Questa flessione, spiega l’Istituto, “è determinata sia da una importante contrazione della fecondità, sia dal calo della popolazione femminile nelle età convenzionalmente riproduttive (15-49 anni), scesa a 11,5 milioni al 1° gennaio 2024, da 13,4 milioni che era nel 2014 e 13,8 milioni nel 2004. Anche la popolazione maschile di pari età, tra l’altro, subisce lo stesso destino nel medesimo termine temporale, passando da 13,9 milioni nel 2004 a 13,5 milioni nel 2014, fino agli odierni 12 milioni di individui”.

Il numero medio di figli per donna scende così da 1,24 nel 2022 a 1,20 nel 2023, “avvicinandosi di molto al minimo storico di 1,19 figli registrato nel lontano 1995”, interessando “tutto il territorio nazionale”, avverte l’Istat. In particolare, nel Nord diminuisce da 1,26 figli per donna nel 2022 a 1,21 nel 2023, nel Centro da 1,15 a 1,12. Il Mezzogiorno, con un tasso di fecondità totale pari a 1,24, il più alto tra le ripartizioni territoriali, registra una flessione inferiore rispetto all’1,26 del 2022. In questo quadro, “riparte la posticipazione delle nascite, fenomeno di significativo impatto sulla riduzione generale della fecondità, dal momento che più si ritardano le scelte di maternità più si riduce l’arco temporale disponibile per le potenziali madri. Dopo un biennio di sostanziale stabilità, nel 2023 l’età media al parto si porta a 32,5 anni (+0,1 sul 2022). Tale indicatore, in aumento in tutte le ripartizioni, continua a registrare valori nel Nord e nel Centro (32,6 e 32,9 anni) superiori rispetto al Mezzogiorno (32,2), dove però si osserva l’aumento maggiore sul 2022 (era 32,0)”, evidenzia ancora l’Istat.

In Italia popolazione ancora in calo, residenti stranieri +3,2% 

Al 1° gennaio 2024 la popolazione residente in Italia è pari a 58 milioni 990mila unità, in calo di 7mila unità rispetto alla stessa data dell’anno precedente (-0,1 per mille abitanti. Lo rileva l’Istat negli indicatori demografici 2023. La popolazione residente di cittadinanza straniera è di 5 milioni e 308mila unità, in aumento di 166mila individui (+3,2%) sull’anno precedente. Con un’incidenza sulla popolazione totale che tocca il 9%. Degli stranieri residenti in Italia, oltre 3 milioni di persone (il 58,6%) risiede al Nord, per un’incidenza dell’11,3%. Altrettanto attrattivo il Centro, dove risiedono 1milione 301mila individui (il 24,5% del totale) con un’incidenza dell’11,1%. Più contenuta la presenza di residenti stranieri nel Mezzogiorno, 897mila unità (16,9%), che raggiunge un’incidenza appena del 4,5%. Intanto, la popolazione di cittadinanza italiana si attesta a 53 milioni 682mila unità, 174mila in meno rispetto al 1° gennaio 2023 per una variazione pari al -3,2 per mille. Allo stesso tempo – evidenzia l’Istituto – sfiora le 200mila unità il numero di cittadini stranieri che nel 2023 hanno acquisito la cittadinanza italiana, dato in linea con l’anno precedente (214mila), pur se in parziale calo.

Nel 2023 al Sud nascite e residenti ancora in calo

Nel 2023 il Mezzogiorno continua a segnare un calo della popolazione. Lo rileva l’Istat negli indicatori demografici 2023. “La variazione della popolazione nel 2023 rivela un quadro eterogeneo tra le ripartizioni geografiche: nel Mezzogiorno la variazione è negativa, peraltro consistente nella misura del -4,1 per mille. Nel Nord, invece, la popolazione aumenta del 2,7 per mille. Stabile quella del Centro (+0,1 per mille)”, scrive infatti nel report. A livello regionale, l’Istat registra che “la popolazione risulta in aumento soprattutto in Trentino-Alto Adige (+4,6 per mille), in Lombardia (+4,4 per mille) e in Emilia-Romagna (+4,0 per mille)”, mentre le regioni in cui risulta in calo sono “la Basilicata (-7,4 per mille) e la Sardegna (-5,3 per mille)”. Inoltre, nel corso dell’anno passato il Sud ha perso 126mila residenti italiani, con una flessione del 6,6 per mille. Allo stesso modo, il Sud è toccato con più forza dal calo demografico – che interessa tutto il territorio nazionale – registrando una flessione maggiore nei Comuni delle aree interne del Mezzogiorno per una variazione di circa il 5 per mille in meno sull’anno precedente e una riduzione della popolazione in quattro comuni su cinque. 

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