Almeno 94 le vittime del naufragio, un caicco con a bordo 180 persone si schiantò andando in mille pezzi
È trascorso un anno da quella notte, tra il 25 e il 26 febbraio 2023, che ha visto lo specchio di mare davanti alle coste calabresi all’altezza dell’abitato di Cutro trasformarsi in un cimitero. Un caicco partito dalla Turchia con a bordo almeno 180 persone si arenò su una secca, frantumandosi in mille pezzi. Saranno 94 le vittime accertate del naufragio. Ottanta i sopravvissuti, 11 i dispersi.
Ai primi soccorsi, prestati da due pescatori del luogo, si aggiunsero rapidamente quelli dei carabinieri e dei volontari che ingaggiarono una vera lotta con il mare mosso, che, per le ore e i giorni successivi, non smise di restituire i corpi senza vita di uomini, donne e bambini. “Il ricordo è ancora vivo, perchè dimenticare significa far morire di nuovo queste persone. Ho ancora sotto gli occhi quello che ho visto sulla spiaggia: corpi nudi di donne, uomini e bambini”, ricorda il sindaco di Cutro Antonio Ceraso, contattato da LaPresse. “Ho la casa al mare – racconta Ceraso -, e per me è stato difficile immergermi in quelle acque“.
Contestualmente alle operazioni di soccorso cominciarono fin da subito le prime polemiche e i dubbi sulla possibilità che le attività di soccorso fossero scattate in ritardo. Dubbi che il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sempre respinto. Per il Viminale, infatti, nella serata del 25 febbraio un velivolo del dispositivo Frontex aveva lanciato una segnalazione di un natante a 40 miglia dalla costa calabrese che non appariva però in difficoltà.
La segnalazione non forniva alcuna certezza sul numero di persone a bordo, tanto che non era stato aperto un evento SAR (Search And Rescue) né erano arrivate dal natante richieste di soccorso. Intanto, due motovedette della Guardia di Finanza erano partite alla volta del caicco, mentre il velivolo Frontex, a corto di carburante, era rientrato alla base. Le unità della Guardia di Finanza, tuttavia, non riuscirono a raggiungere l’imbarcazione per le pessime condizioni del mare, rientrando in porto. La ricostruzione è stata sempre contestata dalle opposizioni, per le quali i soccorsi non sarebbero scattate immediatamente per ragioni poco chiare. Poche settimane dopo il Governo, guidato dalla presidente Giorgia Meloni, si ritrovò a Cutro per un Consiglio dei ministri in cui fu approvato un decreto legge che inaspriva le pene nei confronti dei trafficanti di esseri umani e apportava modifiche alle norme sull’immigrazione.Sul fronte delle indagini, queste hanno portato all’individuazione di quattro scafisti.
Tra questi un 29enne turco, Gun Ufuk, indicato come motorista del natante, che lo scorso 8 febbraio è stato condannato a 20 anni di reclusione, a 3 milioni di multa e al risarcimento per tutte le vittime. Ufuk è l’unico dei quattro scafisti ad aver optato per il rito abbreviato, a differenza degli altri tre che hanno scelto il rito ordinario. “Bisogna perseguire chi lucra su questi traffici – osserva ancora il sindaco Ceraso -. Che siano gli scafisti, gli organizzatori, la ‘ndrangheta, o chiunque. C’è sempre un trait d’union tra chi delinque”. Ma la Procura di Crotone vuol vedere chiaro anche sulle operazioni di soccorso al caicco. Le indagini coinvolgono tre militari della Guardia di Finanza e tre ufficiali della Guardia Costiera, accusati di omesso soccorso. I legali hanno sottolineato che i mezzi della Guardia di Finanza erano rientrati al porto di Crotone alle 3,48 del mattino a causa delle avverse condizioni del mare, ma la Capitaneria di Porto non aveva ricevuto richieste di soccorso fino alle 3,50, quando il radar della Guardia di Finanza ha segnalato la presenza di un’imbarcazione con migranti a bordo a circa 2 miglia da Isola Capo Rizzuto.
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